Shalabayeva, non servono scuse ma dimissioni
di Pierfrancesco Demilito
Andare in moto senza casco o in auto senza indossare la cintura di sicurezza è illegale, chi venisse sorpreso a commettere un atto di questo tipo verrebbe multato. Ma è bene ricordare che nel nostro Paese è altrettanto illegale espellere senza nessun valido motivo una donna che insieme alla sua bambina sta cercando di sfuggire ad un dittatore dell’est. Per questo è bene che ben presto qualcuno paghi per quanto è accaduto ad Alma Shalabayeva, moglie di un noto oppositore del dittatore Nazarbaev che dal 1990 regna indiscusso sul Kazakistan, Paese con il quale l’Italia condivide importanti interessi economici, come ci spiega Alessandra Vitullo nell’articolo pubblicato oggi sul nostro giornale.
Sulla vicenda il Presidente Letta è stato chiarissimo: “Quell’espulsione è stata illegale. La Shalabayeva può tornare in Italia”. Ma questo è uno di quei casi in cui la chiarezza non è sufficiente, dal Governo questa volta pretendiamo la durezza, esigiamo che qualcuno paghi. E non perché ci stiamo attaccando ad un cavillo per aprire una questione politica all’interno di questo Governo precario, non perché, come dice la Santanchè, “stiamo tirando la corda”, ma perché in seguito al duro blitz della Digos romana, a decisioni non autorizzate dall’esecutivo, ma prese autonomamente dal prefetto di Roma o dal capo della Mobile romana, si è messa a serio rischio la vita di una donna e della sua piccola. E con questo atto si è infangata l’intera nazione.
E’ quasi ridicolo, se non offensivo, dire: ”torni pure quando vuole”, dopo che nel cuore della notte trenta uomini in divisa hanno fatto irruzione nella casa della donna, picchiato suo fratello e terrorizzato sua figlia, dopo che le nostre autorità hanno trattato Alma come una criminale, dopo averla rinchiusa in uno di quegli orrendi Cie (altra vergogna nostrana) e consegnata sulla pista di Ciampino alle autorità kazake.
E allora, in attesa che un’indagine affidata al Capo della Polizia, Pansa, accerti le responsabilità, ci permettiamo di dare noi un consiglio alla povera Shalabayeva: rinunci all’aiuto delle nostre autorità pronte a dirsi disponibili solo dopo che la vicenda ha attirato l’attenzione dei grandi media, eviti di tornare in un Paese in cui il ministro dell’Interno è tenuto all’oscuro di un’operazione così importante e delicata, cerchi di ottenere un lasciapassare per il più civile Regno Unito (che ha accolto e protetto suo marito). Altro che “italiani brava gente”.