Dimitrov, il ragazzo che ammirava Federer e che batte Djokovic
Al Master 1000 di Madrid non è mancata da subito la sorpresa, non una di quelle che passano inosservate. Ad abbondare il master spagnolo e volare diretto a Roma per gli Internazionali d’Italia è stato Novak Djokovic, devastante a Monte Carlo contro Nadal, sorpreso da Grigor Dimitrov, in un match durato 3 ore e finito 76 (6) 67 (8) 63. Quasi incredulo alla fine il giovane bulgaro, che per la prima volta in carriera ha battuto un numero 1 del mondo e per la seconda un top 10. Ma quello che colpisce è come arrivata la vittoria per quello che da bambino guardava Federer e sognava di diventare, anche lui, numero 1 del mondo.
Classe 1991, 22 anni da compiere il 16 maggio Dimitrov è nel circuito professionistico dal 2008, con ancora un fastidioso 0 alla voce successi professionistici. Ed è un pecca non da poco per uno passato alle luci della ribalta con la nomea di baby Federer. Simile, tanto simile al campione svizzero, nelle movenze, nei colpi e negli atteggiamenti. Rovescio a una mano, stesso movimento fluido, stessa tecnica nelle volée, il servizio, la wilson, la nike e lo stesso allenatore quando solo 18enne, Peter Lundgren. Lo stesso che a quella età lo riteneva più forte di Roger. Tutti i presupposti per un futuro splendente: Wimbledon e Us Opne juniores e la piazza numero 1 del mondo tra i ragazzi.
Per Roger Federer l’inizio della carriera professionistica è stata però diversa: il primo titolo a Milano nel 2001 quando solo 20enne, a 22 ancora da compiere il primo Wimbledon. Grigor si presenterà invece al Roland Garros con 22 anni già compiuti e, salvo un trionfo a Madrid o Roma, senza titoli. Ecco quindi che le somiglianze, tanto cercate dai romantici e dai futuri nostalgici del tennis tutta classe e tecnica, vengono meno di fronte all’esame delle vittorie. Nel mondo dei grandi tutto cambia, la paura è quella di aver frainteso, che quel ragazzo tutto talento sia solo un fuoco di paglia. Tra i professionisti la vittoria con Berdych nel 2009, un set vinto contro Nadal e poi poco altro. La speranza, nascosta dietro quell’appellativo, era diventata troppo ingombrante, una pressione troppo forte da sostenere. Il talento bulgaro non ha superato la 28esima piazza come best ranking, nessun titolo alzato e la ferma intenzione di bloccare le voci e i paragoni. Quello che poteva essere un sogno, essere il nuovo Federer, è diventato un peso, una difficoltà in più, e forse troppo grande, da superare.
Ma non è tutto frutto d’imitazione, così, un Dimitrov 19enne, spiegava la situazione dopo l’eliminazione dagli Australian Open del 2011: “Non devo imitare Roger nel girare la racchetta quando rispondo, nel muovere la testa quando tiro il rovescio e in altre cose. Ma sono cresciuto guardandolo alla tv, e mi viene naturale. Però devo sviluppare la mia personalità, anche per la Bulgaria che è tanto orgogliosa di me”.
Era una promessa, quella di sviluppare un proprio stile, e l’ancora giovanissimo Dimitrov di oggi è arrivato a non sopportare l’accostamento con il suo idolo: “Vorrei fermare tutti questi paragoni, di sicuro c’è qualche similitudine qua e là. Ne sono lusingato, e all’inizio pensavo che fosse una bella cosa. Ma con il tempo mi sono reso conto di quello che sono. Ovviamente non sono come Federer. Quando sono in campo cerco di costruirmi il mio stile. Tiro i miei colpi, credo che alla fine la gente se ne accorgerà”. Cosa migliore per il giovane bulgaro non ci sarebbe, togliere i panni di un ipotetico futuro Federer per vestire i suoi, per fare in modo che le differenze di oggi non impediscano alle somiglianze di diventare determinanti in futuro. Più o meno quello che finalmente sta succedendo in questo 2013: finale a Birsbane, un ottimo Montecarlo finito ai quarti al terzo set contro Nadal e questo Master 1000 di Madrid da giocare dopo aver mandato a casa il numero 1 del mondo, il tennis ha tremendamente bisogno di uno così.
Cristiano Checchi