Una folle notte italiana. Napoli-Fiorentina: da De Santis a Genny ‘a carogna
di Cristiano Checchi
Calcio-Politica, tifosi-politici. Connubio che poco avrebbe da spartire. Non è così nel day after la finale di Coppa Italia. In questi giorni, infatti, tutti da politici dello sport a figure istituzionali hanno detto la loro su quanto accaduto sabato sera.
Il giorno dopo la serata che ha inflitto l’ennesimo colpo al movimento italiano si è giocato e assegnato lo scudetto; si festeggia quindi a Torino, così come si è festeggiato a Napoli. Il campo all’Olimpico ha decretato la vittoria della squadra di Benitez, merito delle due reti di Insigne e di quella di Mertens. Ma il giorno dopo non è per la tattica, il giorno dopo è tutto per capire. O meglio per provare a farlo.
Sabato sera all’Olimpico e nei dintorni dello stadio si è assistito a di tutto. Un uomo di 30 anni ferito quasi mortalmente da un colpo d’arma da fuoco, a sparare ora si sa è stato tale Daniele De Santis, noto ai più per aver “costretto” Roma e Lazio a non disputare il secondo tempo del derby di ritorno del 2004. Il Questore di Roma, Massimo Mazza, ha spiegato come De Santis avrebbe prima provocato i tifosi del Napoli presenti in zona Tor di Quinto, per poi usare la pistola dopo essere stato raggiunto dai tifosi partenopei, che una volta disarmato l’uomo lo hanno malmenato. La ricostruzione del giorno dopo però cozza con quanto emerso nella notte tra domenica e lunedì. Visto che il ragazzo ferito, Ciro Esposito, è stato messo sotto stato di arresto e piantonato in Ospedale, dove sta ancora lottando per uscire dalla situazione di pericolo di vita. La ricostruzione del fatto più grave accaduto fuori dallo stadio, senza dimenticare che comunque anche altri tafferugli ci sono stati, elimina quindi la presenza di altri tifosi organizzati di Roma o Lazio, come paventato nella prime ore dopo l’accaduto, che avrebbe reso ancora più drammatica la situazione. Il far west ci ha messo comunque poco a trasferirsi da fuori a dentro lo stadio, dove è andato in scena l’atto secondo di una folle giornata.
La partita non comincia e dall’esterno la situazione sembra chiara: i tifosi del Napoli non vogliono. Le immagini trasmesse in diretta nazionale dalla Rai sono quindi a conforto di una tesi quanto mai pericolosa. Marek Hamsik, capitano azzurro, va sotto la Curva Nord a parlare con i tifosi, i supporter vogliono avere certezza sulla situazione del tifoso colpito, che nel frattempo sta lottando tra la vita e la morte. Quando il giocatore slovacco arriva sotto la Nord è accolto da un capo ultras, che poco dopo si verrà a sapere essere “Genny ‘a carogna”, che mostra la maglia “Speziale Libero” (Antonio Speziale sta scontando in via definitiva la pena di 8 anni di carcere per l’omicidio preterintenzionale dell’Ispettore Capo Filippo Raciti, avvenuta nella sera di Catania – Palermo del 2007). Contemporaneamente piovono decine di fumogeni e bombe carta, ne fa le spese un vigile del fuoco. Poi arriva l’ok e sembra che proprio Genny abbia dato il benestare per l’inizio della partita, il cuore delle due tifoserie si mette d’accordo nel non tifare in segno di rispetto.
In campo c’è il Napoli che gioca meglio, la Fiorentina che senza punte ci prova ma che alla fine si deve arrendere. Il coro sul Vesuvio, arriva, nonostante il patto. I tifosi del Napoli rispondono con un ironico applauso. Il gol di Mertens sembra la fine di una serata che purtroppo rappresenterà all’estero il calcio italiano in tutti i suoi aspetti più bui (Un hijo de un camorrista ha decidido que se jugara la final de la Coppa Italia, titolerà poche ore dopo Mundo Deportivo) . C’è ancora tempo per l’ultimo brivido di una notte folle: i tifosi del Napoli fanno invasione, un bel gruppetto arriva anche fino a sotto la Curva Sud, occupata dai tifosi viola, per qualche secondo si teme il peggio, ma alla fine la calma per il cerimoniale ha la meglio.
Il day after, dicevamo. Il giorno dopo tutti da Questore a Digos ci hanno spiegato che in realtà non è arrivata nessuna autorizzazione dalla Curva del Napoli. La partita non è mai stata a rischio e il confronto è stato necessario soltanto per spiegare ai tifosi la condizione del ragazzo ferito. Accertato che si sarebbe trattato dell’azione solitaria, e quindi non prevedibile, di un cane sciolto (anche se l’arresto di questa notte di Esposito fa cambiare la situazione sulla cronologia dei fatti accaduti), l’amarezza e lo sgomento comunque non vengono cancellati. La presenza di un tifoso, capo ultras o quello che sia, sulla cancellata della curva con un megafono a impartire direttive è un immagine che cozza con la serata, anche se la Questura, ci assicura, non essere stato lui a fischiare il calcio d’inizio del match. Il problema della violenza, dell’abbandono di ogni tipo di regola e di legge, resta, presente come un calderone costantemente acceso, nascosto ma pronto ad esplodere in qualsiasi momento. I biglietti nominali e la tessera del tifoso sono stati gli unici atti messi in moto per cercare di risolvere il problema nel corso di questi anni, con il risultato spesso di aver reso soltanto più complicato l’acquisto di un biglietto a chi con gente arrampicata sulle cancellate ha poco a che fare. Capire era il nostro obiettivo, farlo, francamente, resta ancora impossibile.
Foto esterna: Ansa