Draghi ribelli e Insolventi. Le due vie della protesta bolognese
di Pietro Falco
Settimane di assemblee pubbliche, due strutture abbandonate in pieno centro città, cinque giorni di occupazione, un trasloco in extremis e trenta minuti per lo sgombero: è la cronaca della protesta bolognese attorno alla crisi in cui versa l’Italia.
Mentre il governo Berlusconi era in caduta libera e ci si avviava verso la ristrutturazione dell’esecutivo per mano del prof. Monti, nel capoluogo emiliano si giocava una partita solo a monte intrecciata con i temi economici globali; il dibattito cittadino infatti si è sviluppato attorno ad un cinema e ad un ex mercato coperto, distanti solo una manciata di metri fra loro e accomunati dallo stato d’abbandono e dalla scelta di centri sociali e collettivi di farne luoghi di aggregazione.
I GRUPPI – Le occupazioni del cinema Arcobaleno e dell’ex Mercato di mezzo, avvenute con tempi e modi diversi, sono figlie di istanze politiche profondamente divergenti; da un lato i collettivi Vag61 e Bartleby, vocazione universitaria e folte schiere di attivisti, che hanno agito lungo la direttrice dell’insolvenza e del «default controllato» del Paese come unici rimedi alla crisi, dall’altro il centro sociale TPO ed i collettivi Sadir e Panenka sotto il nome unitario di «Draghi ribelli», concentrati piuttosto sull’individuazione di uno spazio non solo e semplicemente fisico dell’agire politico ma di un terreno idoneo al confronto orizzontale, uno spazio ideale non ad appannaggio esclusivo di tecnici ed istituzioni ma dove le voci degli attori risultino essere riflessione collettiva.
Tutto nella norma? Forse. I due percorsi sono solo in qualche modo paralleli; il primo, quello degli insolventi, utilizza una retorica radicale, il motto «non ci rappresenta nessuno» lascia intendere che il senso di sfiducia nelle classi dirigenti si è fatto largo negli animi di molti e sarà un sentimento che condizionerà ampiamente la scaletta dell’autunno di protesta, d’altronde se ne trova già conferma nelle elezioni spagnole appena concluse segnate dalle schede bianche degli Indignados. L’altro fronte della protesta ha invece parole d’ordine più distensive improntate al dialogo fra parti sociali ed è proprio in questo scenario che i draghi dell’«Accampata Maggiore» hanno trovato il margine d’azione per le proprie richieste.
LA GIUNTA COMUNALE – L’amministrazione Merola, ha dimostrato una discreta apertura verso i movimenti della galassia TPO pronti a mettersi in gioco con maturità ed ha invitato a più riprese che si appianassero le divergenze fra i due gruppi per fornire ad entrambi una soluzione ma non è bastato, la frattura fra movimenti c’è e si vede, nonostante i reciproci attestati di solidarietà, la convergenza fra le due diverse dialettiche per ora è fantascienza, dati anche gli ultimi sviluppi.
La consegna delle chiavi del teatro San Leonardo ai draghi, che ha cominciato a funzionare a pieno regime sin da subito, ha scatenato le critiche degli occupanti del Cinema Arcobaleno che son stati fatti sgomberare per la gioia del gruppo consiliare leghista che di tutta la vicenda ha avuto a cuore soltanto il caro ordine pubblico, per la verità, mai messo a repentaglio.