Godin, la chiave di Svolta
di Eloisa De Felice
Un’opportunità, vera, quella di leggere o rileggere, per chi lo avesse già fatto, il libro La chiave di Svolta di Seth Godin, soprattutto, in tempi di profonda crisi come questi che viviamo. Una chance che dovrebbe concedere ognuno di noi a se stesso. Un’infusione di fiducia nelle proprie capacità e nel proprio “demone interiore”, come lo chiama l’autore, che ci stimola in ogni singolo momento a metterci in gioco, a cambiare l’andamento delle cose, a voltare pagina, come ci dice già il titolo. Ma per farlo non si può puntare ancora e ancora sulla mediocrità, è ora di dire basta e, infatti, scrive Godin: “ci siamo imbattuti in un asintoto, un limite naturale a quanto economicamente e velocemente possiamo produrre lavoro non ispirato. Diventare più mediocri, più rapidi e più economici non è così efficace come prima”.
Data la gravità della situazione, che si ripercuote sia nei modi con i quali ci stiamo rapportando con il lavoro e l’economia (industrializzazione, automazione e standardizzazione, tanto per iniziare) ma che, a ben guardare, è oggi evidente anche nell’omologante modo di rapportarci con gli altri (ad esempio con facebook e twitter) occorre puntare su una “chiave”, qualcosa di unico, creativo, artistico, indispensabile e insostituibile, qualcosa che abbiamo da sempre, ma che quasi, ormai, sottovalutiamo o sostituiamo con le macchine, ovvero l’individuo e tutto ciò di cui esso è portatore, per se stesso, per la sua famiglia e per la società tutta.
“Abbiamo bisogno di te. Sei un genio, abbiamo bisogno del tuo contributo. Fa’ il tuo lavoro. Ti prego” dice Godin. Non si tratta di sciocca stimolazione delle masse o di una retorica infusione di autostima, ma di un modo diverso e nuovo di analizzare il mondo e la globalizzazione che viviamo e che ci condiziona. “Puoi adeguarti o distinguerti, non tutte e due le cose. Difendi lo status quo o lo sfidi. Giochi in difesa tentando di mantenere tutto in ordine o passi al comando e metti in discussione le cose cercando di migliorarle”, parla chiaro l’autore.
Perché non farlo? Cosa abbiamo ancora da perdere? Perché da bambini si è pieni di curiosità, domande e voglia di fare qualunque cosa, anche imparare a volare e da grandi l’unica cosa che vogliamo è tentare “di trovare un luogo dove nessuno scopra quanto in realtà siamo profondamente mediocri”? E poi perché? “per un posto sicuro, qualcosa che appiani le difficoltà, un’occupazione di poca responsabilità che ci protegga”. Ciò non è vero. Pochissimi di noi, se non nessuno, progetta di diventare mediocre o individuo-tipo. E da qui deriva lo slancio, come in un circolo che torna sempre al suo inizio, che ciascuno dovrebbe avere verso e per se stesso. Godin scrive che la resistenza al cambiamento ci verrà sia dal mondo esterno, che lavora per farci tutti uguali, sia dall’interno, con il cervello rettile, la parte più antica del nostro cervello, che vuole limitare al massimo i danni possibili, derivabili da un nostro interessamento a tutto ciò che non sia dormire, mangiare e riprodursi. Ma contro la resistenza alle novità si può lottare, come ci dimostrano i fatti, ad esempio, quelli dell’attualità e della Primavera Araba.
Ciascuno di noi può e deve fare la sua parte. Non si può sempre attendere che siano gli altri a farsi avanti. Godin critica fortemente anche la scuola e il mondo dei media, per come sapientemente riescono ad incanalare le persone, il loro “demone”, la loro arte e la loro creatività. Ma, oggi, abbiamo anche internet e la sua tecnologia che viene in nostro aiuto per darci spazi dove darci da fare. Si tratta solo di “fare la nostra scelta”, dice Godin o “il vostro gioco”, come dice il croupier.
Fonte foto: New Jersey State Library on Flickr