Possibile chiusura di “Telejato”. Intervista al giornalista antimafia Pino Maniaci

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di Valentina Verdini

L’ultima minaccia per Telejato proviene da Piazza Montecitorio. La trasmissione televisiva condotta  dal giornalista Pino Maniaci rischia di chiudere non a causa delle intimidazioni malavitose che dal 1999 si susseguono tramite avvertimenti, auto incendiate. Telejato ha continuato a trasmettere perfino quando nel 2008 lo stesso Maniaci è stato vittima di un pestaggio ad opera dei boss della zona.

Ora la piccola emittente televisiva a conduzione familiare con sede a Partinico, in provincia di Palermo, rischia di chiudere per la manovra finanziaria 2011, in particolare per la parte relativa alle modalità di assegnazione delle frequenze televisive. A partire dal 30 giugno 2012 infatti, anche la Sicilia passerà dal sistema analogico al digitale terrestre: ciò comporta che le piccole Tv comunitarie debbano competere con le grandi emittenti nel caso in cui permanga il cosiddetto “Beauty contest” oppure che debbano investire milioni di euro qualora il governo Monti introduca aste pubbliche.

In entrambi i casi, per le piccole emittenti televisive come Telejato, il futuro sembra essere ancora in salita. Tuttavia nell’intervista che ha rilasciato per Mediapolitika, lo stesso Pino Maniaci continua a affermare la sua tenacia nel proseguire la battaglia per la trasmissione, ancora una volta.

Nella conferenza stampa del 22 novembre tenutasi presso l’Ordine dei Giornalisti di Roma, alla presenza del presidente Enzo Iacopino, chiedeva alla politica una modifica della manovra finanziaria per la parte relativa alla redistribuzione delle frequenze televisive. Ad oggi la politica ha risposto?

Abbiamo deciso di sollevare il problema perché ci siamo resi conto che la politica non aveva capito nulla di ciò che aveva votato nella manovra finanziaria del 2011 per quello che riguarda il digitale terrestre: nell’occasione Berlusconi si era regalato il “Beauty contest”, ossia 6 frequenze televisive con una gara gratuita. Il deputato nazionale dell’Idv  Ivan Rota e un altro deputato del Pd, capito il problema hanno cominciato a fare casino in Parlamento. Specialmente Antonio Di Pietro ha più volte ribadito che le frequenze assegnate gratuitamente non devono andare né a Berlusconi né alla Rai  né a La7. È stato presentato l’ordine del giorno in Parlamento in cui si invitava il governo a indire vere gare e non a regalarle, odg che guarda caso è passato con un voto della Lega. Anche l’attuale ministro Corrado Passera si è detto d’accordo. È stato quindi presentato un emendamento per modificare la legge, ma io sono scettico perché in Parlamento e al Senato la maggioranza è ancora bulgara ed essendo ancora fedele a Berlusconi  sicuramente lo boccerà.  Per quanto riguarda l’emittente Telejato sono state presentate interpellanze ed  interrogazioni affinché questa esperienza non venga chiusa visto che ad essere penalizzate sono proprio le emittenti comunitarie, le uniche a fare informazione sul territorio e non business. Il vantaggio è solo per coloro che fanno affari e non per le onlus o per le varie associazioni.

Le piccole emittenti garantiscono quindi un’informazione imparziale e libera?

Purtroppo non ne sono rimaste molte ad essere guidate da questi principi. Anche le piccole emittenti comunitarie di qualche paese o associazione rispondono sempre o ad una lobby o ad un potere politico. 

Quali sono le prossime azioni che intende compiere per evitare la chiusura della sua emittente?

Il passaggio al digitale terrestre in Sicilia avverrà entro il 30 giugno 2012. Se entro Marzo non riusciremo ad ottenere risposte dalla politica, ai primi di Aprile abbiamo intenzione di organizzare una manifestazione con 200 mila persone di fronte il Parlamento. Nel frattempo è in atto una raccolta firme da parte del comitato Siamotuttitelejato mentre l’Anci Sicilia e i sindaci dei paesi coperti da Telejato stanno redigendo un documento da spedire a Monti, al ministro Passera e al presidente di Camera e Senato per chiedere che la trasmissione non venga chiusa. Si parla spesso di pluralità, di libertà di informazione ma attraverso questa legge sul digitale terrestre vi è l’intento di mettere il bavaglio a quelle piccole emittenti che magari sono slegate dalla politica. Continuo a ripetere che purtroppo in Italia il giornalismo è politicizzato da destra a sinistra. Vi è la lottizzazione delle emittenti nazionali e tutti dipendono o meglio fanno i “tirapiedi” della politica. Sinceramente a me non piace Vespa, csì come Santoro.

Le grandi emittenti nazionali proprio non le piacciono….

In passato ho avuto diverse proposte per svolgere la professione giornalistica in qualche redazione nazionale e ho sempre rifiutato perché nel mio piccolo voglio continuare a portare avanti le battaglie sul territorio siciliano. Battaglie che significano liberare dalla prevaricazione mafiosa la mia Sicilia. Pensi che ho persino rifiutato candidature nazionali ed europee, quindi non potrei mai far parte dei giornalisti della Rai, ad esempio. Questo perché non sarei più libero, ma alle dipendenze di potere terzi.

 

 

 

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