ACTA, mentre continuano le proteste la parola passa alla Corte di Giustizia

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di Tiziano Aceti

Il 26 gennaio scorso a Tokyo è stato siglato l’ACTA, un accordo commerciale anticontraffazione. L’accordo è stato firmato da una quarantina di stati (tra cui Stati Uniti, Australia e Giappone) e da 22 dei 27 stati membri dell’Unione Europea. Un accordo che è tuttora al centro di un vivace dibattito e che ha innescato una serie di proteste.

Ma vediamo ora più da vicino in che cosa consiste questo accordo e le dinamiche attuali che vedono coinvolto l’ACTA.

L’ ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) è sostanzialmente un accordo per contrastare la contraffazione e la pirateria, tutelando il copyright e la proprietà intellettuale, soprattutto in Rete. Un accordo che ha scatenato una dura contestazione da parte del popolo del web. Il tentativo di apportare nuove regole al mondo della rete non è di certo una novità, infatti, i più attenti si ricorderanno il G8 tenutosi a Parigi nel maggio del 2011 sulla governance di Internet, summit voluto fortemente dal premier francese Sarkozy. Lo stesso premier che fu oggetto di dure critiche dal popolo della rete, in particolar modo dopo l’approvazione della legge HADOPI (legge sul diritto d’autore) entrata in vigore in Francia nel 2010.

SCENARI ATTUALI– Dopo l’accordo di Tokyo è prevista per giugno prossimo la ratifica del trattato da parte della Commissione Europea, che a quanto pare non sembrerebbe cosi certa. Infatti, la Commissione europea ha incaricato la Corte di Giustizia Europea di esaminare il trattato. La Corte ha il compito di verificare se L’ACTA non violi la libertà di espressione e d’informazione, tema centrale delle contestazioni da parte dei più accaniti oppositori del trattato.

LE PROTESTE –Nonostante la trattativa abbia avuto inizio nel 2007,  è stata tenuta segreta per molto tempo e le notizie, riguardo all’ACTA, sono iniziate a circolare solo nel 2010 detestando non poche perplessità. Indubbiamente la scarsa diffusione di notizie ha inciso sul ritardo delle proteste dell’opinione pubblica, che in ogni caso ha cominciato a mobilitarsi. Le ultime manifestazioni di protesta, in ordine di tempo, sono quelle messe in scena alcuni giorni fa in diversi paesi europei tra cui Germania, Francia e Austria. In Italia, nel 2010,  Frontiere Digitali scrisse una lettera indirizzata ai parlamentari italiani, in cui si mettevano in evidenza le implicazioni dell’accordo. Di fatto, l’Italia ha fatto parte dei 22 membri su 27 che a Tokyo hanno siglato l’accordo.

Per maggiori informazioni: http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/11/st12/st12196.it11.pdf

link della foto: http://tariffe.digital.it/files/2012/02/acta.jpg

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