Agostino Di Bartolomei torna a Trigoria: intitolato a lui il campo A
di Cristiano Checchi
Agostino Di Bartolomei- Era il 26 giugno 1984 quando Agostino Di Bartolomei sollevava al cielo la quinta Coppa Italia della storia della Roma. Nella cornice del suo Olimpico Agostino giocava l’ultima partita con la maglia della Roma. Il tutto accadeva a meno di un mese di distanza da quella finale di Coppa Campioni persa contro il Liverpool, il 30 maggio del 1984. Sono molti a collegare il giorno di quella finale andata male con il 30 maggio di dieci anni dopo, il giorno in cui “Diba” mise fine alla sua vita. In quella serata del 1984 il Capitano di mille battaglie aveva dato tutto, come al solito, aveva segnato il primo rigore della serie e tutto sembrava esser pronto per celebrare una squadra di eroi… finì con il dramma sportivo di una finale persa a casa propria. Quel rigore, segnato con la tranquillità dei grandi, fu l’inizio della fine della storia di Agostino e la Roma. C’è stato solo il tempo per giocare e vincere la finale di Coppa Italia, quasi come fosse un contentino, giocata contro il Verona in cui però la sua gente, il suo popolo, gli rese
omaggio con uno striscione che recitava così: “Ti hanno tolto la Roma non la tua curva”. Era tutto vero: gli avevano tolto la Roma, gli avevano tolto casa sua; un affronto a lui che da quella città e da quella squadra non se ne sarebbe mai voluto andare. La rabbia per quel trasferimento al Milan, dove seguì il suo maestro Liedholm, lo portò l’anno dopo a segnare e ad esultare per un gol proprio contro la sua Roma. Agostino dopo il Milan chiuse la carriera nella Salernitana, ma con la Roma sempre nel cuore.
Dopo quell’addio le porte di Trigoria non si riaprirono più; nessun incarico, nessuna telefonata arrivò per il capitano dello scudetto. Più volte negli anni Agostino avrebbe avuto bisogno della sua Roma, e senza dubbio più volte la Roma avrebbe avuto bisogno dalla figura, della personalità e delle competenze di Ago: quelle due strade, che sembravano essere legate indissolubilmente, diventarono maledettamente parallele. Così è stato fino al 24 febbraio 2012, giorno in cui Agostino è finalmente tornato a casa sua dopo 28 anni.
La cerimonia- Nella mattina del 24 febbraio è così avvenuta l’inaugurazione del campo
“Agostino Di Bartolomei” all’interno del centro tecnico “Fulvio Bernardini”. Il campo, in cui gioca la primavera della Roma, sarà così per sempre legato a uno degli uomini simbolo della storia romanista. A fare da cornice ad un evento così sentito e toccante ci sono stati centinaia di tifosi che dagli spalti del “Di Bartolomei” hanno dimostrato una volta di più l’affetto che Roma e i suoi tifosi hanno sempre avuto nei riguardi del ragazzo di Tor Marancia.
La polemica- Al termine della cerimonia Marisa Di Bartolomei si è intrattenuta con i giornalisti presenti e ha commentato così la lunga attesa per il ritorno di Agostino a casa: “Credo che sia perché sono arrivate persone giuste e sensibili, belle e pulite come Agostino affinché il nome di mio marito tornasse nella casa della Roma…”. La reazione non si è fatta attendere e a intervenire è stata Maria Sensi, ai microfoni di Centro Suono Sport, il giorno dopo la cerimonia: “Ieri mi sono emozionata nel vedere la cerimonia per il ricordo di Agostino. […] Ho telefonato per dire che non mi sono piaciute le parole della signora Marisa, deve chiarire ciò che ha detto, perché ha offeso la famiglia Sensi e la famiglia Viola, non si può dire che finalmente sono venute persone sensibili, belle e pulite. In una delle nostre programmazioni c’era la volontà d’intestare una curva ad Agostino, ma poi non è stato possibile[…] Non posso sentir dire dalla signora Marisa quello che ha detto, deve rettificare”.
“Ohh Agostino… Ago Ago Ago Agostino gol, ohh Agostino”. Il suo coro, cantato a squarciagola anche da chi Agostino non l’ha potuto vivere, è un messaggio che fa capire quanto nella memoria collettiva del tifo romanista sia rimasta impressa la sua figura, di quanto le sua gesta siano diventati ricordi trasmessi di generazione in generazione. La commozione nel ricordare il campione schivo e silenzioso è stata tanta, la sì è sentita nella voce di Baldini, di Conti e di Franco Tancredi. La sì è vista negli occhi degli ex compagni: Chierico, Faccini, Nela, Righetti e nello sguardo del papà di tutti, Giorgio Rossi. Era viva negli occhi dei capitani di adesso, Totti e De Rossi. Era presente nella voce e nello sguardo di Luca Di Bartolomei, intervenuto anche a nome della madre Marisa e del fratello Gianmarco, per ringraziare i tifosi e chi lo ha riportato a casa <<perché a volte per ricucire il filo della memoria basta un “Ago”>>.