Albergo Diffuso, modello italiano di ospitalità. Intervista a Silvia Santolini, proprietaria di “Le Case Antiche”
di Laura Guadalupi
Un po’ casa e un po’ albergo. Questa, in estrema sintesi, la nuova forma di ospitalità tutta italiana che va sotto il nome di Albergo Diffuso, modello messo a punto da Giancarlo Dall’Ara, docente di marketing turistico e Presidente dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi.
“L’albergo che non si costruisce”, come lo definisce Dall’Ara, offre i servizi alberghieri all’interno di una struttura orizzontale e reticolare, cioè diffusa sull’area urbana dove, nell’arco di poche centinaia di metri, le case destinate all’ospitalità si trovano in mezzo a quelle dei residenti. Sono abitazioni tipiche, restaurate secondo il sapore locale del piccolo centro nel quale sorge l’AD, che propone un’esperienza all’insegna dell’autenticità, delle relazioni con il vicinato autoctono e dello sviluppo territoriale sostenibile.
Un’idea semplice ma geniale, come la definisce il New York Times, per salvare centri storici e borghi italiani dall’abbandono e dallo spopolamento.
Abbiamo intervistato Silvia Santolini, proprietaria di “Le Case Antiche”, Albergo Diffuso di Verucchio, borgo medievale a due passi da Rimini.
Quando nasce la vostra struttura e perché avete scelto di adottare la formula dell’Albergo Diffuso?
La struttura nasce circa un paio di anni fa. Abbiamo deciso di adottare la filosofia dell’Albergo Diffuso in quanto proprietari di vari stabili nel centro storico di un borgo medievale, Verucchio. Inoltre, essendo dei costruttori, destiniamo all’ospitalità case che abbiamo recuperato e ristrutturato.
Chi sceglie questo tipo di vacanza? Come diceva Lei, quella dell’AD è una filosofia, che offre servizi diversi rispetto a quelli di un albergo tradizionale.
Sì, l’AD non offre una stanza, ma una casa, con cucina e ambienti diversi. Diciamo che è come essere a casa propria, quindi all’inizio pensavamo che fosse un discorso più legato alle famiglie. In realtà, a mia sorpresa, la maggior parte delle richieste proviene da coppie o comunque gruppi di coppie, ci sono pochi bambini.
Giancarlo Dall’Ara, ideatore di questa nuova tipologia di ospitalità, scrive nel Manuale dell’Albergo Diffuso che il concept dell’AD è un modello di albergo orizzontale, in cui poter vivere lo stile di vita di un borgo a diretto contatto con i residenti. Come sono i rapporti tra i turisti e gli abitanti del paese?
Direi buoni. Essendo un borgo, le case sono una attaccata all’altra, quindi i turisti appena escono di casa si trovano subito in contatto con i residenti che abitano affianco. Per forza di cose si incontrano e da entrambe le parti c’è la curiosità di conoscersi.
Gli abitanti, un po’ incuriositi dalle persone che vedono entrare e uscire da queste case, come in tutti i piccoli centri, fanno le prime domande, iniziano a colloquiare e vedo che i turisti apprezzano. Anche loro, infatti, colgono qualche curiosità, qualche indicazione sul luogo e ne sono contenti.
Organizzate delle iniziative per promuovere la cultura del borgo e il territorio, ad esempio tramite percorsi enogastronomici?
Abbiamo delle convenzioni con le strutture locali. Ci sono dei negozi, dei punti ristoro nel paese che periodicamente fanno degustazioni. C’è chi si occupa più dell’olio, perché la nostra zona produce olio, oppure c’è chi si occupa più di vini, salumi e formaggi. Essendo convenzionati offriamo questi percorsi di degustazione, poi si può decidere se farli o meno.
A volte diamo anche biglietti per l’ingresso gratuito al Castello Malatestiano e al Museo Archeologico. Insomma, cerchiamo di far conoscere il nostro territorio. Certo, la gente ama anche muoversi, siamo vicino a Rimini, San Marino, San Leo, quindi chi sceglie la nostra zona è perché vuol fare un percorso itinerante, nonostante sia molto apprezzato anche rimanere proprio nel paesino.
In che modo il paese ha tratto beneficio da questa nuova tipologia di turismo?
L’Albergo Diffuso ha permesso di ridare un po’ di vita al paese, sia come abitazioni, sia proprio come attività commerciali, dal negozietto al bar. Non essendo una struttura di albergo classico, l’AD ha un po’ tutto al centro del borgo e le persone si devono muovere per forza a piedi, con beneficio anche delle attività locali.
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