Bologna, non parte il master in giornalismo: insufficiente il numero degli ammessi.
di Chiara Baldi
«Vi scrivo per comunicarVi che le selezioni per il Master di Giornalismo dell’Università di Bologna hanno visto un numero di studenti idonei inferiore al minimo richiesto per far partire il corso in quest’anno accademico». Comincia così il messaggio del Direttore della Scuola Daniele Donati, lasciato sul sito della stessa Scuola (http://www2.unibo.it/ssg/), ai ventitré esaminati che hanno superato le selezioni ma che purtroppo, a causa del non raggiungimento del numero legale di 25, non potranno veder avviato il corso biennale. Donati ha voluto precisare che «il Master ha sempre avuto e intende continuare ad avere un livello alto degli standard di selezione dei propri allievi, i quali non solo sono sempre stati molto apprezzati per la loro preparazione nelle importanti redazioni presso cui hanno svolto il tirocinio, ma hanno anche dato ottima prova di sé agli esami di idoneità professionale per l’iscrizione nell’elenco dei professionisti». E ora, che faranno quei 23 aspiranti professionisti? Donati assicura che «la Scuola intende proseguire e rinnovare il proprio progetto formativo fin dal prossimo, presentando entro la fine di febbraio la documentazione necessaria (e quindi ripartendo al più presto, entro novembre, con i corsi), e allo stesso tempo offrendo, in questi mesi, occasioni di incontro, riflessione e discussione scientifica sul ruolo e la professione del giornalismo».
Ma la questione non risulta essere molto chiara: gli esaminati dovranno ripetere l’esame per la sessione di novembre o rimarrà valido il loro punteggio? E, nel caso dovessero ripeterlo, dovrebbero ripagare anche la tassa di partecipazione all’esame? Ma soprattutto, quali sono i criteri con cui la scuola di Bologna seleziona i propri candidati? Possibile che tra tutti quelli che si sono presentati non ce ne fossero 25 adatti, ma solo 23? A queste domande, ancora, il Direttore Donati non sembra aver dato una risposta e in rete, soprattutto sulla pagina Facebook della Scuola, sono in molti a chiedersi quale sarà il loro futuro. Antonella Cardone, consigliera dell’Odg e membro del Freeccp (Coordinamento Giornalisti Collaboratori Precari e Freelance in Emilia Romagna), da noi contattata, assicura: «se i ragazzi contattano i Freeccp (freelance.emiliaromagna@gmail.it), i Freeccp si faranno promotori verso la scuola di precise richieste, come ad esempio il reintegro diretto in graduatoria, o in subordine l’esonoro delle tasse di iscrizione, il rimborso del viaggio, del vitto e dell’alloggio da parte della scuola di giornalismo e dell’Ordine dell’Emilia-Romagna».
Di certo, al momento, c’è solo che il corso non partirà adesso e questa è indubbiamente una notizia che dovrebbe scuotere le coscienze delle “alte sfere”. Il fatto è che negli ultimi anni le scuole hanno visto un calo della domanda da parte degli studenti e questo è dovuto essenzialmente alla crisi economica (si tratta di corsi post-laurea che in pochi possono permettersi, visto gli esosi costi) e anche ad una, chiamiamola così, “disillusione” nei confronti della stessa professione giornalistica. Da mesi, infatti, il lavoro di denuncia fatto dai Coordinamenti regionali dei giornalisti precari ha rivelato una condizione lavorativa ed economica a dir poco tragica: non ultimi, i dati resi noti da Errori di Stampa sui compensi nelle redazioni romane (http://www.mediapolitika.com/?p=1826) e la lettera al Dg Rai Lorenza Lei per cancellare la norma che impedisce alle giornaliste di tornare in redazione dopo il periodo di maternità (http://www.mediapolitika.com/?p=1851). Un lavoro faticoso ma necessario quello portato avanti dai Coordinamenti, spesso emarginati dal sindacato (Fnsi) e che, solo dopo la morte di Pierpaolo Faggiano (giugno 2011), hanno trovato l’appoggio dell’Ordine dei Giornalisti per combattere l’illegalità che da troppo tempo si aggira nei corridoi delle redazioni italiane.
Quello che è accaduto a Bologna potrebbe ripetersi, già da domani, in qualsiasi altra scuola di giornalismo: ecco perché l’Odg non dovrebbe sottovalutare l’accaduto né cercare di avallare scuse per giusticare quello che, a tutti gli effetti, è un segno dei tempi più che un caso. Non si può continuare a pensare che le scuole siano l’unica via di accesso riconosciuta dall’Odg: la loro credibilità, anche dopo quanto successo in Emilia-Romagna, è entrata seriamente in crisi. Si rimodernizzino le scuole e soprattutto si conceda la convenzione con l’Odg ai tanti corsi universitari giornalistici(con prezzi più ragionevoli), una volta verificata la loro validità. Se non fossero bastati i sit-in, le manifestazioni, le dichiarazioni, e le storie dei tanti precari del giornalismo a denunciare una realtà non più tollerabile, da oggi possiamo aggiungere anche la vicenda del Master di Bologna. È arrivato il momento di aprire gli occhi e, con dati alla mano, cambiare il giornalismo italiano.
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