L’Emilia Romagna scopre la mafia e dice “No”.
di Pietro Falco
Quando ci si avventura nella descrizione dei fenomeni criminali bisogna esser pronti a declinare tutto al plurale perché sono tanti e tali i soggetti che entrano in gioco ed i territori in cui operano, che le classificazioni standard non bastano.
Relegare mafia, camorra, e ‘ndrangheta ai confini regionali del meridione d’Italia è un errore che neppure i bambini oggi commettono più. Claudio Fava, intervenuto a Bologna alla presentazione di Gotica il libro di Giovanni Tizian, ricordava come il Nord ed il Sud siano tutt’altro che distanti in questo momento, uniti da un lato dalla criminalità che allarga i suoi affari e dall’altro dai giornalisti che la seguono passo passo raccontandone evoluzione e crimini.
La Mafia in Emilia – Le organizzazioni mafiose hanno scoperto l’Emilia ma l’Emilia ha scoperto loro senza farsi intimore, come avviene invece in alcune periferie campane o siciliane dove le famiglie reggenti sono solo “buon vicinato”. L’Emilia ha reagito riconoscendo il problema e rendendolo visibile. Il libro di Tizian si muove proprio su questo terreno: aggiunge al racconto collettivo sulla malavita il passaggio dalla conoscenza del fenomeno e la presa d’atto che dietro la costruzione della propria casa potrebbe esserci qualche imprenditore colluso o taglieggiato, per esempio.
L’Italia di oggi – Febbraio per Bologna è stato un mese all’insegna dell’antimafia, incontri e tavole rotonde. Prima Piero Grasso al Teatro Duse per presentare il suo libro Soldi sporchi, poi Tizian, instancabile, coinvolto ed ascoltato quasi ogni giorno; infine le istituzioni, subito in campo a far sentire la loro presenza. Il sindaco Merola ha infatti annunciato l’apertura di una sede della Dia proprio sotto le Torri con l’obiettivo di individuare le nuove cellule ‘ndraghetiste che operano in città.
Anche nella base della società si muovono gli animi: in uno dei quartieri, il circolo SeL “Danilo Dolci” ha già da tempo promosso un osservatorio antiracket e grazie a questa spinta ora in consiglio comunale si sta discutendo sull’apertura di sportelli antiracket come in molte città del Sud. Il partito di Vendola si è anche fatto promotore dell’apertura di un forum antimafia aperto alla cittadinanza e, aiutati da associazioni come “DaSud”, “Rete NoName” e “Tilt!”, ci sia incammina ora sulla strada della lotta alla mafia a tutto campo.
I mezzi son pochi, certo, ma la determinazione fa la differenza ed è per questo che alle corsie che uniscono il Paese, di cui parlava Fava, bisogna aggiungerne una terza: i cittadini. Le associazioni mafiose quando sbarcano su un nuovo territorio tendono a colpire per primi i corregionali, perchè più suscettibili alle dinamiche malavitose. Ma non è più così semplice, quei migranti che ora vivono altre realtà, lontane da casa, si stanno accorgendo che è possibile non sottostare al ricatto quotidiano ed alla paura e ciò è già avvenuto in diverse occasioni, anche nella Germania “locomotiva d’Europa”: le denunce contro il pizzo hanno prodotto, oltre agli arresti, anche il rovesciamento del sistema trasferendo la paura da un soggetto all’altro.
Il giurista Brandeis diceva che «la luce del Sole è il miglior disinfettante»: sta ora a noi armarci di specchi riflettenti ed indirizzare quella luce nei troppi coni d’ombra che ancora esistono.
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