Da Taccola a Morosini: quando la vita colpisce più duro dell’avversario
di Cristiano Checchi
Sabato pomeriggio la triste lista di morti sul campo si è allungata, andando a colpire un ragazzo di 25 anni. Un ragazzo che dalla vita aveva già avuto tante batoste, un ragazzo su cui la sorte si è accanita. La morte nel giro di pochi anni della madre, del padre e del fratello. Una famiglia spezzata dal dolore, una famiglia composta ormai solo da lui, Piermario, e la sorella disabile. Una morte avvenuta per divertimento del fato in diretta televisiva, dove una telecamera ha potuto riprendere ogni intima reazione di Piermario, ogni minimo tentativo di non accettare quel fatale destino.
Il “Moro” ci ha provato a rialzarsi a non arrendersi, ma tutto è stato vano. A rendere più assurda la situazione ci si è massa l’auto dei vigili urbani, in divieto di sosta, che ha ritardato l’arrivo dell’ambulanza (è stata aperta un’indagine interna per la presenza di quella macchina). Tutto si è consumato in pochi inesorabili minuti sotto gli occhi attoniti di chi sugli spalti non si rendeva conto di quanto stesse accadendo, sotto gli occhi disperati dei compagni e degli addetti ai lavori, invece consapevoli di quello che stava succedendo. Hanno provato di tutto per salvare Morosini, anche un’ora e mezza di massaggio cardiaco, ma nulla è servito. Piermario se n’è andato facendo quello che più amava lasciando da sola una sorella e la fidanzata, Anna.
TUTTI SOTTO CHOC– La morte di Piermario Morosini ha lasciato tutti senza parole e per una volta il movimento si è fermato, nessuno questa volta aveva voglia di andare avanti. Gli ex compagni del’Udinese, proprietaria del cartellino del giocatore, avevano già deciso di non giocare prima ancora della decisione della Federcalcio di bloccare tutti campionati per lutto. Ci si è fermati per interrogarsi su come sia potuto accadere, sul perché a uno sportivo possa accadere una cosa del genere. I primi dubbi sono subito andati alla carenza di controlli, ma in Italia non è così. Solo il mese scorso l’Italia era stata elogiata, nel caso Muamba, per l’efficacia e la frequenza dei controlli. E così è. Tutti i calciatori hanno parlato di quanto sono costantemente monitorati e controllati, non sempre è possibile trovare un colpevole anche se dare la colpa a qualcuno è il primo meccanismo di autodifesa.
La storia di Morosini può però consigliare di rivedere certi ritmi di vita dei calciatori professionisti, se un ragazzo che non aveva nessun problema muore d’infarto, anche se si è ancora in attesa dell’autopsia che accerterà le cause della morte, forse è il caso di domandarsi se non si giochi e non ci si alleni troppo. Il calciatore che nell’immaginario collettivo è simbolo di perfezione fisica, di resistenza e d’invincibilità stamattina ci appare per quello che in realtà è: un uomo soggetto alle normali regole della natura.
L’UDINESE– Intanto “Udinese per la vita” (organizzazione Onlus) si attiverà per garantire assistenza e cure continuative e durature alla sorella del ragazzo rimasta sola.
IL RICORDO DEGLI AMICI– Centinaia e centinaia sono stati i messaggi in ricordo di Morosini, tantissimi compagni sono intervenuti via Twitter o rilasciando brevi dichiarazioni. Un ragazzo splendido che con tutto quello che aveva passato era sempre il primo a ridere e ad aiutare i compagni. In Spagna, toccata nel vivo ricordando la tragica morte di Puerta, è stato effettuato un minuto di silenzio in ricordo di Piermario, e sono apparsi molti striscioni per lo sfortunato giocatore.
I PRECEDENTI– Quello successo a Pescara sabato pomeriggio è già successo, in Italia e nel Mondo. Casi di sfortunati ragazzi che ci hanno rimesso la vita e di altri che invece ce l’hanno fatta. Taccola 25 anni, attaccante. Morto dopo un malore negli spogliatoi di Cagliari dove aveva seguito la sua Roma nel 1969. A Giuliano Taccola era però stato già riscontrato un vizio cardiaco, Herrera continuò lo stesso a schierarlo titolare. Renato Curi, 24 anni, centrocampista del Perugia, a cui oggi è intitolato lo stadio, morto per un malore durante Perugia – Juventus del 1977. All’arrivo in ospedale il giocatore era già morto. Anche in quel caso si sapeva che Curi aveva dei problemi al cuore, lui stesso ci scherzava dicendo di avere il “cuore matto”. Forse, come quella di Taccola una morte evitabile?
Nel 2003 è la morte del camerunense Mark Foè, morto a 28 anni durante Camerun-Colombia di Confederations Cup, a sconvolgere il mondo del calcio. Il giocatore si è accasciato al suolo e a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione negli spogliatoi. Foè è morto per un arresto cardiaco causato da uno sproporzionato ventricolo sinistro, con un defibrillatore in campo si sarebbe salvato. Il 25 agosto 2007 è Antonio Puerta a morire in campo a soli 23 anni. Il giocatore del Siviglia, che aveva rifiutato il Real Madrid per diventare la bandiera della sua squadra del cuore, proprio quel cuore che non ha retto facendolo accasciare al suolo dopo aver rincorso l’avversario fino sulla linea di fondo campo. Subito i soccorsi dei compagni e dei medici, il ragazzo sembrava essersi ripreso tant’è che era uscito dal campo sulle sue gambe prima di essere colpito da più arresti cardiaci. Morirà in ospedale due giorni dopo, senza vedere nascere il figlio, nato soli 40 giorni dopo. Puerta è morto per displasia ventricolare destra aritmogena, i famigliari chiedono giustizia perché sostengono che i medici del club sapessero le reali condizioni di salute di Antonio. Casi in cui la componente di approssimazione si è unita con la sfortuna, quello che non è successo per chi invece si è salvato. Lionello Manfredonia, ad esempio, colpito da infarto durante Bologna-Roma del 1989, salvato per l’intervento tempestivo del medico della Roma, Ernesto Alicicco. Antonio Cassano, nessun malore in campo, ma con i primi sintomi si è scoperta la malattia che forse continuando a giocare gli sarebbe potuta essere fatale. Ultimo caso quello di Muamba durante Totthenam-Bolton. Il giocatore grazie al defibrillatore si è salvato. Storie, quelle dove non c’è stato il lieto fine, di ragazzi morti anche per colpa del pressapochismo dei controlli, storie accadute anche fuori dall’Italia, dove sembra sempre che tutto luccichi di più… non sempre è vero. In Italia i controlli ci sono, purtroppo esiste anche la sfortuna.