“Il buon medico non obietta”: parte la campagna in difesa della 194
di Chiara Baldi
«Il riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza per l’interruzione di gravidanza rappresenta una violazione gravissima e ormai ingiustificata del diritto fondamentale alla salute e all’autodeterminazione delle donne» poiché «le persone non soltanto possono pretendere di non essere sottoposte a quei trattamenti che considerano gravemente lesivi della loro dignità, ma possono anche rivendicare il diritto di avere accesso a quegli interventi senza i quali verrebbe sicuramente minacciata sia la loro salute/benessere che la loro libertà». Con queste parole, scritte nel proprio sito, la Consulta di Bioetica Onlus, insieme ad altre associazioni, ha lanciato, il 6 giugno scorso, la campagna “il buon medico non obietta”, in difesa della legge 194 del 1978 e chiedendone l’abrogazione dell’articolo 9 (quello relativo, appunto, all’obiezione di coscienza).
Secondo i dati della Consulta, se nel 1997 si dichiarava obiettore di coscienza il 60% dei ginecologi e il 50% degli anestesisti, nel 2009 il numero dei primi è salito al 71%, mentre quello dei secondi ha superato il 50%. Oggi, più dell’80% dei ginecologi è obiettore di coscienza. Nel Lazio, stando ai dati forniti da Laiga (Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’applicazione della legge 194), il 91,3% dei ginecologi d’ospedale sono obiettori di coscienza, e di 31 strutture pubbliche ben 9 non forniscono l’interruzione volontaria di gravidanza. A queste poi si aggiungono quella di Formia e Palestrina che hanno sospeso il servizio, e il Policlinico di Tor Vergata che, pur potendola permettere, non la fa. È infatti curioso notare che anche tra le aziende universitarie, come ad esempio il Sant’Andrea, non si eseguano aborti, venendo così meno a quel principio secondo cui la formazione universitaria dovrebbe essere anzitutto laica. Laiga denuncia quindi una situazione nazionale, ben rappresentata da quella nel Lazio, ben più grave di quella testimoniata dal Ministero della Salute.
Uno dei punti su cui si batte molto la campagna della Consulta è quello dei medici non obiettori prossimi alla pensione e che non verranno rimpiazzati poiché, ad oggi, il turn over è costituito da coloro che si sono formati dopo il ’78 (anno di approvazione della legge 194) e che quindi si sono trovati a dover scegliere tra essere o non essere medico obiettore (prima, non essendo in vigore la legge sull’aborto, non c’era necessità di scelta, poiché l’aborto era illegale).
La necessità de “il buon medico non obietta” nasce probabilmente anche da un atteggiamento anti-aborto sempre più diffuso, sia in Italia che nel resto del mondo. In Turchia, lo si vuole vietare anche dopo uno stupro; in Ucraina si vuole limitarlo solo nei casi in cui è a rischio la vita della madre, mentre in Spagna si vuole impedire alle minori di 16 e 17 anni di abortire senza il consenso dei genitori, rispristinando anche un motivo per concederlo. In Italia, invece, la questione è stata sollevata con la vicenda della sedicenne la cui richiesta di aborto è stata presa in esame dal Tribunale di Spoleto. Negli States, infine, si stanno ponendo sempre più limitazioni alla libertà della donna di abortire entro i 90 giorni (tempo entro il quale il feto è considerato, appunto, feto, e non bambino): nel 2010 anche l’Arizona ha dichiarato fuorilegge l’aborto, mentre in Virginia è stata approvata una legge secondo la quale le donne devono sottoporsi ad un esame con ultrasuoni prima di abortire.
In questa complessa discussione, in cui si usano definizioni forti come “rispetto per la donna” e “difesa della vita”, quello che forse si perde di vista è il fatto che la 194 è stata succeduta da un referendum popolare (del 1981), grazie al quale i cittadini italiani chiesero di poter scegliere anche l’aborto. In un Paese civile quale aspiriamo ad essere, ciò a cui non possiamo assolutamente rinunciare è la libertà di scelta. Soprattutto quella di essere madri o no.
In alto: uno screenshot dell’articolo 9 della legge 194/78, articolo che con la campagna “il buon medico non obietta” si vuole fare abrogare.
Fonte foto:
http://www.consultadibioetica.org/media/images/useruploads/il_buon_medico_non_obietta.jpg