Il Tika taka spagnolo ci fa male: 4-0 e il sogno svanisce sotto gli occhi di Monti
di Cristiano Checchi
Si potrebbe cercare qualche giustificazione, lo si potrebbe fare tranquillamente. Si potrebbe dire che con Chiellini titolare Prandelli ha azzardato troppo, lo juventino non stava bene e nel gol di Silva, pochi minuti prima del cambio, si è visto. Si potrebbe parlare di un Abate non in perfette condizioni, di De Rossi e Balzaretti, entrato per Chiellini, stremati e acciaccati, di Tiago Motta, disponibile solo per cinque minuti, che ha dovuto lasciare il campo per infortunio, vero e proprio leitmotiv della serata, lasciando la squadra in 10. Si potrebbe dire, senza paura di smentita, che tre partite in sette giorni sono troppe, ne va dello spettacolo, e l’Italia di spettacolo ne ha potuto offrire poco… ma questo sembra essere un problema poco interessante per Platini. Ma con tutti questi potrebbe si rischia di perdere la visione d’insieme di quello che è stata Italia – Spagna.
SPAGNA SUPER. Italia – Spagna 0-4 è finita con l’infortunio di Motta, era il 60’, minuto più minuto meno, e si era ancora sullo 0-2. Ammettere questo è amaro ma troppo più forti sono gli spagnoli, figurarsi affrontarli sullo 0-2 in 11 contro 10. Troppo diversi, loro, dal primo incontro a Danzica e, purtroppo, troppo più stanchi noi rispetto a quella partita. Il percorso della Spagna fino alla finale era stato comunque con poche luci e con qualche ombra. Il passaggio ai rigori contro il Portogallo, e la grande prestazione azzurra contro la Germania, avevano livellato i favori della vigilia. L’Italia a Danzica, 20 giorni fa, prima del debutto con la Spagna era data per spacciata, mentre nei giorni prima della finale no. I risultati però sono stati opposti: l’Italia che doveva ripetere la stessa gara giocata nel girone non c’è riuscita, la Spagna invece è sembrata di nuovo quella ammirata in Austria-Svizzera nel 2008 e in Sudafrica due anni fa. Una corazzata con il tiki-taka lustrato a nuovo, pronto per la grande occasione e di nuovo efficace come solo gli spagnoli sanno fare (quello che sognavano i tifosi della Roma i quali, invece, hanno visto più volte la brutta copia di “enriquana” memoria). Con l’occasione la Spagna compie anche un triplete storico: tre trofei continentali di fila.
COMUNQUE UN SUCCESSO. L’Italia però in una qualche maniera ha vinto: è riuscita a riconquistare un popolo, duecento mila al Circo Massimo, che tra calcioscommesse e problemi di natura economica aveva manifestato un certo distacco all’inizio dell’avventura europea. L’entusiasmo è andato poi crescendo e la vittoria sullo spread aveva riaperto i flussi del patriottismo. L’Italia è riuscita anche a portare allo stadio Mario Monti, che solo poco tempo fa pensava a uno stop di qualche anno per il calcio.
L’Europeo appena finito va comunque inquadrato in maniera assolutamente positiva. Il titolo di vice campione d’Europa ha poco significato, è vero, ma di più (infortuni a parte) non si poteva fare. Si ha anche la sensazione di essere andati oltre le aspettative. Abbiamo prima passato il girone grazie alla Roja. “Dobbiamo un favore alla Spagna” diceva Buffon, forse dopo ieri sera il debito è saldato. Abbiamo poi rischiato di uscire ai rigori in una partita dominata in lungo e in largo contro l’Inghilterra; abbiamo battuto, e qua non c’è novità storica, una fortissima Germania. Abbiamo addirittura scoperto il volto dolce di Balotelli: dediche alla mamma e qualche sorriso davanti ai microfoni. Abbiamo infine capito che abbiamo la seria possibilità di poter costruire un ciclo fatto di giovani che in Ucraina e Polonia hanno vissuto solo l’inizio dell’avventura azzurra.
Si può dire che il bicchiere è decisamente mezzo pieno.