Apre a Roma Eataly, tra cucina nostrana e prodotti agroalimentari

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di Lucia Varasano

Immaginate un’ arca di Noè del cibo italiano tra la Garbatella e il Testaccio, racchiuso in un edificio postmoderno progettato da Julio Lafuente, inaugurato per i mondiali di calcio “Italia 90” e abbandonato da oltre vent’ anni. Un pezzo di storia e di città condannato al degrado e all’ abbandono rinnovato sotto una nuova luce che, dal 21 giugno 2012, tra led e pareti grigie ospita Eataly, un marchio che racchiude a sé un gruppo di piccole aziende che vendono prodotti di qualità.

L’ obiettivo è promuovere una sorta di democratizzazione della qualità alimentare, ed è quello che Oscar Farinetti, l’ inventore del format, cerca di fare grazie alla consulenza strategica di Slow Food Italia e con il progetto di filiera corta che l’ associazione sostiene in tutto il mondo. Eataly è un marchio inaugurato a Torino nel 2007 ed esportato con successo finanche in Giappone con ben 9 presidi ed altri 4 di prossima apertura. Nelle Americhe è già attivo a New York, ma conta di allargare il giro nei prossimi tre anni anche a Chicago, Los Angeles, San Paolo e Toronto, mentre per quanto riguarda l’ Europa sembra già promossa la candidatura di Londra. È all’ Air Terminal dell’ Ostiense di Roma, che Eataly ha aperto i battenti del suo 19esimo fiore all’ occhiello, il più grande del mondo, nonostante i cavilli burocratici e le polemiche scatenate dal reportage di Agrette Sauvage del Fatto Quotidiano, che ha sollevato il caso del “cacio e pepe a peso d’ oro“, e il dubbio se in realtà non stesse nascendo un oligopolio piuttosto che un abbattimento dei costi di produzione.

Ogni reparto è preceduto da aree didattiche ed emozionali. Possiamo trovare ad esempio, accanto ai banchi di ortofrutta, gli orti gestiti dai pensionati del quartiere e da persone con difficoltà psichiche del laboratorio sociale Viva-io, dove i bambini possono imparare a coltivare le verdure dell’ orto. Ricco il reparto dei libri affidato a Librerie.Coop, ricca di volumi che spaziano dalle ricette della tradizione ai consigli su come preparare “Grandi pranzi con gli avanzi”. Vi sono poi, il distributore di latte crudo e le aree dedicate alla lavorazione del pesce, della carne, dei salumi e dei formaggi, dove si possono osservare pratiche artigianali della tradizione casearia e norcina italiana.

Come resistere al richiamo della “mozzarella in diretta” realizzata da Roberto Battaglia, partendo dal cagliata di bufala campana, alla pasticceria salutista “Golosi di natura” di Luca Montersino con tutte le specialità regionali, alla piadina romagnola dei fratelli Maioli, alla cioccolateria Venchi, alla paninoteca di “INO” da Firenze, alla gelateria alpina LAIT. Dal sito internet si può fare comodamente la spesa, ma ha tutto un altro sapore farlo lasciandosi guidare dai sapori e dall’ aquolina in bocca.

All’ ultimo piano, le aule dedicate ai corsi di cucina, il centro congressi, il tavolo ottagonale “Dei 10 fortunati”. Qui, per un anno intero a partire da settembre, 12 tra i più grandi chef del mondo cucineranno per dieci vincitori dell’ asta indetta per la cena, ma sarà anche teatro del programma “Ora vi faccio mangiare io”, per chi vorrà improvvisarsi cuoco per un giorno. Nell’ area expo la mostra sulla satira italiana “Mangiarsi l’ Italia”, connubio tra politica e cucina, curata da Andrea Tomaseting e con 100 vignette della collezione di Paolo Moretti raccolte dal 1861 al 2012, dai “comunisti che mangiano i bambini”, ai “fascisti che danno l’ olio di ricino ai socialisti”, senza dimenticare le più recenti storie italiane della mortadella di Prodi e delle cene di Arcore.

 

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