LONDRA 2012 – La batosta di Atene dietro il no di Monti a Roma 2020
di Pierfrancesco Demilito
Nella settimana che ha preceduto la cerimonia inaugurale della XXX Olimpiade la Grecia ha occupato le pagine principali dei quotidiani di tutto il mondo, non perché culla dei Giochi Olimpici ma perché ormai sull’orlo del tracollo economico.
Fino a pochi mesi fa l’uscita della Grecia dall’Euro appariva fantapolitica ma da quando la Spagna e il nostro Paese sono finite sotto attacco le posizioni nei confronti di Atene sono decisamente cambiate.
Le paure di Samaras e dell’Europa – Qualche giorno fa, poi,, è arrivato il terribile presagio del premier greco Samaras, secondo il quale nel 2012 il Pil della Grecia potrebbe calare di oltre 7 punti percentuali, molto di più di quanto previsto dagli esperti della Troika che avevano ipotizzato una contrazione del Pil greco del 4,7%. Samaras ha aggiunto che anche per il 2013 sarà molto difficile riuscire a raggiungere l’obiettivo della Troika che puntava su una stagnazione dell’economia.
Parole che non tranquillizzano l’Europa e in particolare la Germania. Solo qualche settimana fa, infatti, il prestigioso giornale tedesco Der Spiegel ha pubblicato in esclusiva la notizia che l’Fmi avrebbe già informato l’Ue di non essere più intenzionato a staccare assegni a favore della Grecia, poiché Atene non sarà in grado di ridurre il debito pubblico al 120% del Pil entro il 2020.
Il peso di Atene 2004 – Certamente un grave colpo all’economia greca venne sferrato dalle Olimpiadi di Atene 2004. Per quell’evento il governo ellenico aveva previsto una spesa di 4,6 milioni di euro e invece ne spese molti di più. Quei giochi olimpici costarono all’incirca 13 miliardi di euro, e solo una piccolissima parte venne finanziata dai privati. Una spesa che fece schizzare il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo al record negativo del 6,1%, oltre il doppio del tetto del 3% imposto ai paesi europei dal trattato di Maastricht. E di quei giochi in Grecia non è rimasto solo il ricordo, ma anche le macerie, ovvero le tante infrastrutture edificate per quell’occasione e abbandonate a se stesse qualche ora dopo la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi. Il villaggio olimpico, ad esempio, che costò 240 milioni di euro, oggi non è altro che un monumento allo sperpero del denaro pubblico.
Il no di monti a Roma 2020 – Roma e l’Italia erano in corsa per ospitare le Olimpiadi del 2020 ma, nello scorso febbraio, Monti e il suo Governo hanno deciso di non porre la firma sulla lettera con le garanzie richieste dal Cio. “Il Comitato olimpico internazionale – spiegò il premier durante una conferenza stampa – richiede al governo del Paese ospitante i Giochi una lettera di garanzia finanziaria in cui tra le altre cose il governo del Paese ospitante deve farsi carico di ogni eventuale deficit della manifestazione. E noi non possiamo correre rischi proprio mentre siamo sottoposti ad un’operazione di rientro dal debito”.
Parte della decisione presa dall’esecutivo italiano sarà stata certamente influenzata dall’analisi dell’esperienza dei giochi di Atene. La costatazione che il budget previsto per le Olimpiadi del 2004 fu sforato del 90% non deve aver rassicurato i tecnici del Governo.