Agenda digitale. L’Italia web 0.0
di Emiliana De Santis
Ad agosto, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, dichiarava: “L’Agenda digitale è una politica economica che dovrebbe fare da collante per tutto il resto”. Non più solo un piano di ammodernamento. Il Ministro – e con lui il Governo, il mondo produttivo e le giovani generazioni – hanno capito che la crescita economica passa attraverso Digitalia, il “decreto recante disposizioni per la realizzazione dell’agenda digitale nazionale”. Se ne era discusso prima delle vacanze estive, con l’approvazione a Montecitorio di un testo unico Pd, Pdl e Udc, salvo veder slittare la questione in autunno. Sembra ora che il provvedimento sia in dirittura d’arrivo: Passera ne presenterà le linee guida il prossimo 14 settembre, garantendo la trasformazione in legge con relativa attuazione “in tempi brevi”.
I contenuti- L’Agenda Digitale Italiana è l’applicazione di uno dei filoni della strategia europea 20.20.20 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva che prevede, tra l’altro, una serie di misure volte a migliorare la digitalizzazione e l’informatizzazione dei Paesi membri. Alcuni provvedimenti sono già contenuti nel Pacchetto Semplificazioni e nel Decreto Sviluppo, come l’istituzione dell’Agenzia Digitale – l’Authority che gestirà lo sviluppo delle reti superveloci, accorpando DigitPa, Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione e Dipartimento per la digitalizzazione della Pa e della Presidenza del Consiglio – ma altri interventi sono in cantiere. Secondo i bene informati, sarebbero una cinquantina gli articoli volti a promuovere “lo sviluppo dell’economia e della cultura digitali”, definire “politiche di incentivo alla domanda di servizi digitali” e favorire “l’alfabetizzazione informatica, nonché la ricerca l’innovazione tecnologiche, quali fattori essenziali di progresso e opportunità di arricchimento economico, culturale e civile”. Tema cruciale, dunque, è quello dell’alfabetizzazione informatica e del digital divide (quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in questa situazione, difettano cioè delle nozioni di base per poter usufruire dei benefici del web mentre sono almeno 3 mila le località affette da “divario infrastrutturale”) che ci vede molto indietro rispetto ai colleghi europei. Entro il 2013 tutti i cittadini italiani dovrebbero avere a disposizione una connessione a banda larga, con la possibilità di esenzione per le infrastrutture in fibra dal pagamento ai comuni della tassa o del canone per l’occupazione degli spazi o delle aree pubbliche. Si parla di pagelle elettroniche, e-book e lavagne interattive oltre che dell’aumento delle ore e dei laboratori di informatica nelle scuole e nelle università.
Non solo internet- Digitalizzazione vuol dire anche alleggerimento della burocrazia per le startup e contributi alle piccole imprese che vogliono avviare attività di e-commerce. Favorita la moneta elettronica, con l’obbligo di accettare i pagamenti in bancomat e carta di credito per le cifre superiori ai 50 euro. Verranno accorpati in un unico chip la tessera sanitaria, il codice fiscale e la carta d’identità, mentre per i certificati dell’anagrafe e del medico ci si potrà collegare da casa utilizzando un normale computer. Molti centri urbani diventeranno smart, ossia spazi entro i quali i residenti potranno incontrarsi, discutere e scambiarsi le opinioni avvalendosi di tecnologie all’avanguardia e le amministrazioni gioveranno dell’open data, la gestione telematica, aperta e trasparente di tutti i dati a disposizione della Pa. E ogni anno, entro il 30 giugno, il Governo dovrà relazionare alle Camere sugli sforzi e progressi compiuti nell’attuazione della strategia digitale mentre sarà a cadenza biennale il disegno di legge volto ad aggiornarne i contenuti.
Ma sei nato in Italy. È probabile che provvedimenti così semplici eppure così rivoluzionari, incontreranno e si scontreranno con il grande ostacolo del pregiudizio e contro uno svecchiamento e una razionalizzazione che sembrano impresa da titani. Lo dice la lotta sulla nomina dei vertici dell’Agenzia digitale, su cui non si raggiunge tregua nemmeno per quanto riguarda funzioni e aree di competenza.
L’Italia deve cambiare ma non per far si che tutto resti uguale.
Vivo a Roma, fresco di PhD con tesi di ricerca sulla cittadinanza digitale ed esperienza nella formazione digitale di docenti e bambini. Dopo due mesi di ricerca di un’opportunità lavorativa sono ancora a spasso, sto raccogliendo solo briciole.
Seguo il dibattito sulla cittadinanza digitale e sono costretto al raccapriccio dall’ignoranza degli interventi delle figure istituzionali, il leader di Confindustria digitale sfoggia un’ignoranza paurosa in materia, non ottengo risposte quando invio richieste di colloquio corredate da CV.
Chi ha le competenze giuste sta a casa. L’errore è ritenerci una società con qualche speranza di farcela, senza sconvolgimenti. Probabilmente dovremo colare a picco per rinnovarci.
A me piacerebbe vedere uno come Luca Attias a capo dell’Agenzia digitale:
vi consiglio questa uintervista:
http://saperi.forumpa.it/story/66057/la-classe-dirigente-che-non-ce-luca-attias-forum-pa-2012?page=1
e ancora meglio il suo intervento al Forum PA:
http://saperi.forumpa.it/story/68340/la-valorizzazione-delle-competenze-nella-pa-il-video-del-keynote-di-luca-attias
merita veramente dedicarci un pò di tempo.