A Roma sbarca Vermeer e l’arte olandese

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di Eloisa De Felice

Olanda uguale arancione. Ma Roma in questi giorni ha iniziato a scoprire che, volendo, dietro questo nome, c’è molto di più. C’è tutta un’arte che può regalare grandi emozioni. Basta concederle un po’ del nostro tempo. E la mostra ospitata nelle Scuderie del Quirinale, dal 27 settembre 2012 al 20 gennaio 2013, se lo merita decisamente.

Da Carel Fabritius a Pieter de Hooch. Da Emmanuel de Witte a Gerard ter Borch, passando per Gerrit Dou, Nicolaes Maes e Gabriël Metsu. Frans van Mieris insieme a Jacob Ochtervelt e Jan Steen. E tanti altri raffinati e sorprendenti maestri pittori olandesi ospitati in questa mostra. Non solo contemporanei e connazionali, ma affiancano e completano, permettendo di capire meglio, i quadri di Johannes Vermeer, dal quale il percorso espositivo prende il nome. Si scopre così, nello snodarsi delle sale, tutto il secolo XVII di un’arte realista, fortemente orientata al casalingo e ai valori della famiglia. Ma non solo.

Gesti e momenti di quotidianità, quali la lettura e la scrittura, si alternano e si sovrappongono alla musica e alla scienza. Tutto è connesso, correlato, nel più naturale dei tessuti: il tempo. Inesorabile definitore della vita nel quale si è sempre tutti immersi, volenti o nolenti.

Quindi, splendide vedute della città di Delft, squarci di un mondo silente e operoso, ironico e tenero, che permettono di cogliere il contesto nel quale Vermeer operava. Oltre a riflettere su un altro aspetto anch’esso troppo spesso trascurato dalla nostra società: lo spazio. Quanto il luogo nel quale ciascuno vive, compiendo i propri gesti e dove le azioni si trasformano in emozioni, è importante, condizionante e affascinante per il nostro io, conscio e inconscio di freudiana memoria?

Infine, la famosa stradina e l’insolita allegoria della fede, quadri così diversi fra loro, come il giorno e la notte, ma entrambi fascinosi e da ammirare in assoluto religioso silenzio. Una rassegna, insomma, da non perdere per l’esclusività delle opere presenti e per la sua esaustività su quel felice periodo artistico olandese.

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