Roma, al Pigneto un fine settimana col Mal di libri
di Alessandra Vitullo
Il Pigneto è una festa mobile, avrebbe scritto Hemingway, passeggiando questo fine settimana per le stradine del quartiere romano. Si è conclusa ieri, infatti, la due giorni di Mal di Libri, “la festa per chi è ammalato di storie”. Nelle librerie, nei bar, nelle biblioteche, di una delle più eclettiche e multietniche zone romane, si sono incontrati lettori, editori, scrittori, attori e giornalisti, tutti accumunati “dalla follia di inventare, ascoltare, raccontare, collezionare storie e libri”.
Tra i media partner e gli ospiti dell’evento, oltre al giornale Pubblico, con il suo direttore, Luca Telese,che insieme a Christian Raimo hanno aperto la giornata di sabato con un incontro nello storico bar di Pasolini, il Bar Necci, anche i ragazzi di Pub, che in appena due anni, dai banchi universitari, quasi per gioco, hanno dimostrato come la letteratura sia ancora una cosa per giovani.
Nell’affollato portico della Biblioteca Goffredo Mameli, anche Ascanio Celestini ha portato il suo contributo all’evento, parlando del suo ultimo lavoro Pro-patria, una fotografia sulla situazione passata e attuale delle carceri italiane. E poi ancora si è parlato di ebook, di consigli utili su come destreggiarsi nella giungla editoriale, di cucina, di porno, di femminismo. Ci sono stati premi e concorsi per il migliore scritto umoristico e per il miglior racconto, e ancora degustazioni e musica.
“Pare che si legga. Ancora, con ostinazione, si legge nonostante, a dispetto, considerando che, si legge per cui, perché altrimenti, si legge da quando, fino a che, durante. E al Pigneto, a Mal di libri si è parlato anche di tutto questo leggere, di come molti debbano equilibrarlo con un’altra azione che ha mille pelli e altrettante nature, lo scrivere – a parlarci, mentre partecipa all’ultima tavola rotonda di domenica notte, è Stefano uno dei ragazzi di Pub – questo crocevia è stato animato quindi dalle storie, dalle invenzioni e noi di Pub abbiamo cercato di catturarne qualcuna. Perché anche leggere è un’invenzione e ogni lettura è una storia. La storia di una storia. All’ultimo giro di lancette possiamo solo dire che, tra tante connotazioni, quella fondamentale, emersa in queste quarantotto ore è che si legge, per fortuna.”