Graduate Barometer. Studenti poco soddisfatti e pronti a partire

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di Emiliana De Santis

Il Trendence Graduate Barometer è la più ampia indagine europea sul tema della formazione e del lavoro. Nel 2012 questa indagine ha coinvolto 950 università, dislocate in 27 Paesi, per un totale di circa 343mila studenti che, compilando gratuitamente un questionario online, hanno espresso la loro opinione sugli Atenei e sul rapporto tra la formazione e l’occupazione. Ne è emerso un quadro piuttosto insoddisfacente per l’Italia, la cui popolazione universitaria è scarsamente appagata dell’Ateneo di riferimento e soprattutto dal grado di internazionalizzazione e di collegamento con il mondo del lavoro.

I dati sono anonimi e non c’è motivo di dire il falso. Il questionario si completa in 10 minuti e sono in palio buoni da 500 euro per acquisti su Amazon. Il Graduate Barometer si sta accreditando come strumento di indagine: semplice, immediato, e rispettoso delle normative sulla privacy. Un buona base di dati dalla cui interpretazione attingere per migliorare i sistemi educativi universitari e renderli più corrispondenti alle esigenze dell’attuale mercato globale del lavoro. Alcuni degli interrogativi proposti mirano a rilevare la previsione del numero di domande d’impiego e del tempo di attesa per incontrare il primo lavoro e quanto gli studenti sono disposti a trasferirsi all’estero per intraprendere la propria carriera. E, inoltre, a rilevare le aspettative nutrite dagli studenti nei confronti del loro primo lavoro: il salario, le ore settimanali, la durata del contratto di lavoro. Gli studenti aderenti ricevono un report che mostra i risultati del proprio Paese nel Graduate Barometer comparati con i risultati europei, inclusa una lista delle migliori aziende che fanno recruitment. Le Università, scegliendo di diventare partner del Trendence Graduate Barometer e nel caso di un’alta partecipazione degli studenti, ricevono anch’esse un report, in cui i propri risultati sono non messi a confronto con i risultati delle altre Università italiane ed europee ma possono essere ritagliati in base alle singole esigenze dell’Ateneo.

Gli italiani sono abbastanza modesti quando si tratta di giudicare il proprio titolo accademico: ben il 52% dei laureati valuta il proprio titolo né più né meno dello standard del Vecchio Continente mentre fuori dalla Penisola c’è una buona quota di giovani che considera il proprio titolo decisamente superiore alla media. Forse perché, se si analizza il dato relativo alla soddisfazione del proprio Ateneo, si nota che gli italiani esprimono giudizi non gratificanti sulla situazione delle loro Università, al contrario di paesi quali Francia, Germania, Svizzera e Gran Bretagna. Non solo. Quando si chiede un parere sulla conoscenza dell’inglese, il gradimento precipita drammaticamente. Al pari di Spagna e Turchia, gli studenti italiani non hanno una conoscenza avanzata dell’inglese (dove per avanzata si intende la capacità di parlare, scrivere e comprendere senza alcuna difficoltà). Un dato molto negativo rispetto a una media di 80/90 studenti su 100 che si registra in Austria, Danimarca e Grecia. Gli italiani, inoltre, non solo non reputano la propria Università in grado di fornirgli le competenze necessarie per affrontare il mercato del lavoro ma sono molto più preoccupati dei colleghi europei per la carriera: stimano in circa 7 – 9 mesi il tempo necessario a trovare la loro prima occupazione, non per forza retribuita o corrispondente agli studi, e tra gli 8 e i 12 anni il periodo per lavorare in maniera stabile e con un salario medio ponderato che nemmeno si avvicina ai valori di Svezia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Svizzera.

Sta quindi sorprendentemente crescendo la fetta di giovani italiani disposti ad andare all’estero, sia per studiare sia, in particolare, per lavorare: è d’accordo a trasferirsi circa il 36% degli studenti italiani contro una media degli europei pari a 10 punti percentuali in meno. Se la sfida è quella di creare 600 milioni di posti di lavoro nei prossimi 10 anni – come evidenziato dall’International Labour Organization nell’Outlook 2012 – la nuova generazione di italiani è ora pronta a raccogliere il guanto.

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