Sfruttamento sostenibile delle fonti fossili? Il movimento “Mo basta” contro il primo Congresso dei Geologi lucani
di Lucia Varasano
Potenza. Mentre nel Teatro Stabile si riuniva il primo Congresso dei Geologi dal titolo: “Ricerca, sviluppo ed utilizzo delle fonti fossili: il ruolo del geologo”, la Piazza Prefettura, offriva spazio al sit in organizzato dai No Triv, Ehpa, Indignati lucani, La Locomotiva della Val d’Agri, Ribelli Web con in prima fila il tenente Giuseppe Di Bello (che denunciò il decadimento delle acque del Pertusillo) a cui si sono uniti il Movimento studentesco Lucano, cittadini, attivisti del Movimento 5Stelle, associazioni e realtà ambientaliste come la Ola, No Scorie Trisaia e Ambiente e Legalità. Una manifestazione pacifica che era stata prima vietata dal sindaco di Potenza, Vito Santarsiero (divieto poi ristretto alla sola piazza sede del congresso) che ha costretto gli organizzatori a ripiegare su un sit in .
L’Ordine dei Geologi della Basilicata, comunica che il Congresso avrebbe dedicato «particolare interesse alle modificazioni in atto del suolo e del sottosuolo, con riferimento alle falde acquifere e alle sorgenti, numerose nella zona dei giacimenti- sottolineando che– al riguardo i geologi lucani intendono assumere non un ruolo di semplici spettatori, ma di protagonisti attivi e dinamici in un quadro scientifico destinato inevitabilmente a diventare l’asse portante di ogni scelta sul territorio lucano». Secondo il movimento “Mo basta” sarebbe invece solo l’ennesimo “tentativo delle istituzioni di disinformare la gente in merito ai rischi determinati dalle attività di ricerca, di perforazione e di estrazione di gas e petrolio dal sottosuolo della Basilicata, invitando a relazionare, in tre giorni di convegno non scientifico, diversi amici di Eni & Co., esperti di relazioni con le società minerarie». Dello stesso parere uno dei geologi iscritti all’Ordine, Vito Petrocelli, che in una lettera aperta al Presidente dei Geologi di Basilicata, Raffaele Nardone, scrive: “mi fa specie rilevare che il mio Ordine professionale sostiene una potenza di fuoco pro-petrolieri davvero impressionante. Una potenza di fuoco che mi è molto chiara nello scorrere non solo gli interventi, ma anche le istituzioni e gli istituti che patrocinano il congresso e le imprese che lo sponsorizzano”. Lasciamo il piacere di ricercare il nome dei relatori su un qualsiasi motore di ricerca e cerchiamo di fare qualche premessa.
IL RETROSCENA- La Basilicata, abbracciando nel suo territorio uno dei più grandi giacimenti petroliferi continentali in terraferma, la Val d’Agri, si sta preparando a diventare l’hub energetico sud-meridionale, grazie soprattutto al nuovo SEN (Strategia Energetica Nazionale) che tornando indietro di decenni procede verso il raddoppio delle estrazioni e c’è da premettere che proprio in questo momento si studiano probabili siti di stoccaggio di CO2. La regione lucana diventa così, l’asse portante di equilibri e forti interessi economici nazionali ed internazionali. C’è anche da premettere che qui, le compagnie petrolifere continuano a pagare tra le royalties più basse, (circa il 7%), che i piani ingegneristici dei singoli pozzi del sottosuolo trivellato non sono di dominio pubblico, e che i lucani in cambio del succulento piatto di petrolio ricevono il contentino del bonus carburanti, sbandierato come un successo politico, mentre il mare dell’intero arco jonico (compresa Calabria e Puglia) si appresta ad essere trivellato, con le istanze di permesso di ricerca di idrocarburi avanzate da compagnie del calibro di Shell, Eni, Enel Longanesi Developments, Northern Petroleum, Nautical Petroleum e Transunion Petroleum Italia a cui i sindaci rispondono con un secco no.
LA FAVOLA DELLO SFRUTTAMENTO SOSTENIBILE- Se da una parte viene perpetrata la strategia del “tuttappostismo” ripetendo la favola dello sfruttamento compatibile e sostenibile delle fonti fossili naturali, dall’altro, una coscienza ambientale stanca dei pareri tranquillizzanti- il nome del movimento “Mo basta” la dice lunga- scuote le coscienze ed anche alcune poltrone che sotto false vesti appoggiano le trivelle selvagge. Il perché gli attivisti del movimento “Mo basta” siano scesi in piazza è facilmente intuibile, un congresso organizzato senza contraddittorio scientifico volto a «minimizzare gli effetti delle attività estrattive sul sottosuolo lucano ricco di bacini idrici e sorgenti, dove è impossibile che le trivelle non incrocino e, di conseguenza, non rischino di inquinare le falde». Sono note le correlazioni tra attività geotermiche ed il rischio sismico e d’inquinamento- in particolare delle falde acquifere, e già la Basilicata ne ha avuto qualche assaggio con alcuni dati che testimoniano l’aumento dei tumori e la presenza di materiali come il bario in alcuni bacini idrici della regione- ed il geologo dovrebbe salvaguardare dai pericoli derivanti dall’attività estrattiva di tipo ambientale e che si ripercuotono sulla salute degli abitanti delle regioni.
L’ASSENZA DI WWF BASILICATA E IL DISSENSO DEI GEOLOGI DELL’ORDINE– La cosa più imbarazzante è proprio il fatto che il convegno ha registrato diverse defezioni da parte di alcuni geologi iscritti all’Ordine stesso e che ci fa riflettere sul suo grado d’indipendenza. Oltre Vito Petrocelli, anche il Presidente di WWF Basilicata, Vito Mazzilli, geologo che vive nella Val d’Agri, e che bene conosce la realtà delle trivelle e dei risvolti ambientali, dei pozzi e del Centro oli di Viggiano ha preferito non presenziare all’incontro. Il suo intervento, inizialmente concordato con il presidente dell’Ordine dei Geologi, Raffaele Nardone, avrebbe avuto per oggetto l’impatto prodotto dall’industria petrolifera sull’ambiente e sulla salute umana, ma la scaletta degli interventi è stata modificata, spostando Mazzilli nella parte relativa ai “saluti”. «Senza sminuire l’importanza di questa parte dei lavori- commenta Mazzilli in un comunicato– avrebbe avuto sicuramente più senso la partecipazione del WWF all’interno del dibattito per introdurre anche i risvolti più problematici delle attività estrattive e cioè quelli relative agli impatti ambientali che non possono essere sottaciuti».