Digitalizzazione della sanità: intervista al Prof. Roberto Guarasci sul Fascicolo Sanitario Elettronico
di Tiziano Aceti
All’ interno del processo di digitalizzazione della sanità si iscrive il progetto del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Questo “inventario” permette di avere in formato digitale tutto ciò che riguarda le informazioni dei pazienti, consentendo ai medici di esaminare i dati dei pazienti, come ad esempio ricette, ricoveri ed esami fatti in qualunque parte d’Italia. I risvolti positivi sia in termini di risparmio economico ma anche di un miglior servizio offerto al cittadino fanno di questo progetto un punto di svolta per quel che riguarda l’ambito sanitario. In tal senso, la possibilità di sopprimere alcuni sprechi fanno assume al FSE ancor più rilevanza in un periodo in cui in previsione alcuni tagli importanti potrebbero colpire il comparto sanitario.
Il Prof. Roberto Guarasci del CNR nonché responsabile per la ricerca e per la sperimentazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, spiega come ”Il progetto congiunto Infrastruttura tecnologica del Fascicolo Sanitario Elettronico (InFSE) tra il Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Dipartimento ICT del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2010-2011) ha avuto l’obiettivo di elaborare un insieme di linee guida di riferimento per l’implementazione di un’infrastruttura tecnologica del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) del cittadino, condivisa a livello nazionale ed allineata allo scenario europeo, in grado di permettere a tutti gli attori del Servizio Sanitario Nazionale autorizzati e ai cittadini stessi di accedere ai documenti socio-sanitari di loro competenza, ovunque essi siano localizzati.” successivamente – aggiunge il Prof. Guarasci – “A seguito della realizzazione del rilascio delle citate specifiche InFSE il Dipartimento per la Digitalizzazione della PA e l’Innovazione Tecnologica ed il Dipartimento ICT del CNR hanno dato vita ad un ulteriore progetto congiunto, OpenInFSE, (2011-2012) che ha avuto tra gli obiettivi principali la realizzazione di una suite open source delle componenti software InFSE da rendere disponibili alle regioni/province autonome sia singolarmente che nell’ambito di progetti di interoperabilità. Inoltre, OpenInFSE ha realizzato un primo nucleo stabile di infrastruttura interregionale che ha coinvolto le Regioni Calabria, Campania e Piemonte per l’interscambio di alcuni documenti di fascicolo, in particolare il Patient Summary e i referti di laboratorio.”. Infine, “Nel luglio 2012, sempre al Consiglio Nazionale delle Ricerche, è stata affidata una terza ed ultima tranche di progetto per l’evoluzione ed interoperabilità tecnologica del fascicolo sanitario elettronico con l’obiettivo di accompagnare le regioni dalla fase di sperimentazione alla fase a regime curando, in particolare, le problematiche di interoperabilità delle soluzioni adottate e di codifica dei dati clinici e di laboratorio”.
Per approfondire meglio la questione Mediapolitika ha contattato il Prof. Guarasci, il quale ha risposto ad alcune domande:
Nel far partire questo progetto, che sicuramente contiene molti vantaggi sia economici che di efficienza, quali problemi avete riscontrato?
La disomogeneità dei sistemi regionali, realizzati in momenti cronologicamente distanti e non sempre allineati, unitamente alla mancanza – in molti casi – di una forte spinta propulsiva dei decisori politici. A ciò si unisca il problema più generale e non ancora risolto dell’accordo con i Medici di medicina Generale per l’alimentazione dei dati del Fascicolo Sanitario Elettronico. Non c’è un problema di investimenti e di risorse ma, semmai, di cattivo utilizzo delle risorse.
Cosa c’è da fare ancora affinché questo modello sia attuato in modo capillare sull’intero territorio nazionale?
Credo che, nel rispetto dell’autonomia delle regioni in materia sanitaria, lo Stato debba accentuare il suo ruolo di coordinamento e di supervisione delle politiche regionali in materia di salute in rete finalizzando gli investimenti verso l’interconnessione dei sistemi e la codifica univoca delle informazioni. Non è possibile lasciare alle singole realtà territoriali compiti che, per la loro stessa natura, attengono ad un livello sovraordinato. Un primo seppur timido tentativo in tal senso è stato fatto con le indicazioni contenute nel decreto sviluppo 2.0 appena convertito in legge (legge 221 del 17 dicembre 2012) relativamente proprio alla obbligatorietà dell’istituzione del FSE e del caricamento dei dati senza ulteriori oneri da parte degli attori del Servizio Sanitario Nazionale.
A che punto è il processo di digitalizzazione della sanità in Italia, rispetto anche al resto d’Europa?
L’Europa, oggi, è una realtà composita ed a varie velocità in ragione della diversa storia dei paesi membri. Tutto il dibattito nazionale su Agenda Digitale dell’ultimo anno nasce proprio dal necessario allineamento con Agenda Digitale Europea che individuava la sanità digitale come una delle priorità di intervento dei governi nazionali. Il quadro normativo e regolamentare italiano è ragionevolmente completo ed aggiornato anche se risente delle lungaggini legate all’obbligatorietà dei pareri prima di procedere all’emanazione di regole tecniche che spesso nascono già vecchie. La realtà operativa – come dicevo – è fortemente disomogenea ed oscilla tra punte di eccellenza, comparabili alle migliori realizzazioni europee, e punte di fortissimo ritardo strutturale.
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