Gli sprechi dei consigli regionali e i provvedimenti del Governo
di Agnese Cleri
Reati di corruzione, truffa, finanziamento illecito ai partiti, truffa aggravata, riciclaggio, abuso d’ufficio, aggiotaggio. Molti sono i casi, molti i nomi in vicende regionali di spreco dei soldi pubblici per usi privati.
A far assurgere agli onori delle cronache queste vicende è stato lo scandalo della Regione Lazio e dell’ex capogruppo del Pdl Fiorito. Un caso che comunque è solo uno di tanti altri casi in tutta Italia. Soldi pubblici usati per settimane bianche, vacanze di lusso, cene a base di ostriche, per comprare – nel caso specifico – addirittura una macchina con la quale poter spostarsi il giorno seguente al raro evento della neve a Roma. Le indagini condotte in tutta Italia dalla Guardia di Finanza hanno l’obiettivo di scoprire se le spese effettuate dai gruppi regionali dei partiti rientrino nella fattispecie del peculato o siano rimborsi per incarichi di pubblico servizio.
Il governo Monti nei mesi scorsi ha valutato un intervento per frenare le spese delle Regioni: riduzione dei costi e controlli. I gruppi consiliari dei partiti sperperano denaro pubblico senza scontrini, fatture o ricevute perché i regolamenti adottati dai Consigli di molte Regioni permettono il rimborso delle spese senza giustificarne e certificarne le finalità: bastano spesso, infatti, delle semplici autocertificazioni. Il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani ha sollevato recentemente nella Conferenza delle Regioni quella che ha definito un’urgenza: «Riduzione dei costi, trasparenza, terzietà dei controlli». Quello che preme all’esecutivo e a tutto il Paese è che non si ripetano più casi come quello di Fiorito: figure e partiti politici che approfittino di soldi per fini privati. A ottobre il governo ha introdotto una serie di tagli al numero dei Consiglieri regionali e ai fondi per i gruppi consiliari che mirano non solo a fare risparmiare risorse pubbliche, ma soprattutto a evitare «la distruzione del rapporto fiduciario tra cittadini e istituzioni» come affermato Mario Monti.
Dal Veneto alla Campania, dal Piemonte alla Sicilia, dal Trentino Alto Adige alla Sardegna: la stragrande maggioranza delle Regioni non dispone di un regolamento che obblighi i consiglieri ad allegare scontrini e fatture alle rendicontazioni.
Il Governo fra gli ultimi atti del suo mandato ha approvato un decreto che vuole essere un aggiornamento della riforma del Titolo V della Costituzione (che aveva conferito alle Regioni materie di competenza molto ampie e dunque finanziamenti più sostanziosi): tagli ai fondi dei gruppi consiliari e controllo da parte della Corte dei Conti addirittura preventivo; tagli a consulenze e convegni, auto blu e sponsorizzazioni. Il decreto ha pure eliminato la possibilità per governatori e consiglieri di avere il vitalizio a 50 anni; lo riceveranno solo a 66 e se sono stati in carica per 10 anni. Si è inoltre verificata una stretta anche sui gruppi consiliari, i quali saranno obbligati alla trasparenza tramite resoconti sulle agevolazioni e contributi.
Il nostro Paese sta affrontando una situazione economica drammatica e proprio per questo gli sprechi non sono ammissibili. Questa dell’utilizzo improprio dei fondi pubblici, è una realtà che grava pesantemente sulle spalle di tutti gli italiani, che proprio in un momento di profonda crisi, vedono sperperare soldi che potrebbero essere destinati ad altri servizi pubblici e invece soddisfano capricci e desideri di chi, quale rappresentante della Res Publica, dovrebbe manifestare nel proprio operato istituzionale saldi principi etici e morali e porre al primo posto l’interesse pubblico, anziché quello privato.
Su FB ho creato da tempo un gruppo denominato ‘Aboliamo le regioni come entità amministrative”: le regioni, dopo 42 anni di esperienza hanno dimostrato di essere inutili per il cittadino ed utili solo per ladri, sperperi, sprechi e corruzione nonchè responsabili di gran parte del debito pubblico nazionale….
Gianfranco Nitti