Overseas ovvero l’Erasmus fuori dai confini europei
di Mario Mormile
Ormai tutti gli studenti europei conoscono o hanno sentito parlare del progetto Erasmus, finalizzato a garantire opportunità di mobilità all’estero agli studenti di tutta la Comunità Europea durante il proprio periodo di studi. Pochi invece sanno che questa possibilità è destinata anche a studenti provenienti da fuori Europa, tale progetto prende appunto il nome di “Overseas” e garantisce opportunità di mobilità internazionale per gli studenti provenienti da 4 continenti: Europa, Americhe, Asia e Oceania.
Per questo capitolo abbiamo deciso di porre delle domande a Sofìa Arrieta, una giovane studentessa argentina venuta in Italia proprio grazie al programma Overseas all’università di Bologna, ateneo che si pone al primo posto nella penisola in quanto ospitalità di studenti stranieri. Sofìa sta studiando per la sua tesi proprio aspetti culturali legati alle migrazioni e lo status di “cittadino/non cittadino” più nello specifico i sui studi saranno incentrati sullo storico percorso di accoglienza vissuto dalle persone e il loro interfacciarsi con la cultura e le istituzioni locali.
Proprio il contatto con le istituzioni è stata la parte peggiore, in particolar modo le pratiche burocratiche relative al permesso di soggiorno. Gli uffici della questura sono quotidianamente colmi di cittadini stranieri a chiedere un permesso per lavorare o semplicemente per vivere nel nostro paese; alcuni con la propria famiglia e tutti con la propria storia. Il livello di italiano o la provenienza fanno la differenza nel trattamento ricevuto: venire dall’Africa o dall’Est Europa o avere una scarsa conoscenza dell’Italiano può voler dire molto spesso non ricevere alcuna risposta o sentirsi insultati in modo gratuito, parlare un buon italiano o venire da paesi considerati dalla nostra immaginazione civilizzati, vuol dire avere più risposte ma non risparmia l’umiliazione del rilevamento delle impronte digitali e la copiosa e assurda quantità di documentazione da presentare.
Sicuramente il modo peggiore di incontrare le istituzioni di un altro paese, ma forse anche l’opportunità di vivere e studiare sulla propria pelle le criticità di un sistema che mostra il nostro paese in tutta la sua inadeguatezza, giustificando ampiamente le statistiche che la vedono uno dei paesi più arretrati in fatto di accoglienza e regolamenti legati all’integrazione dei cittadini stranieri.
Nonostante tutto ciò, Sofìa si dice soddisfatta della propria scelta, le possibilità di fare un’esperienza di questo tipo sono minori in Sudamerica, sebbene esistano alcune opportunità: la “Universidad Nacional de Còrdoba (UNC)” offre diversi programmi di scambio per i suoi studenti, che devono attraversare un processo di valutazione che pone l’attenzione sull’eccellenza accademica e valuta criteri di selezione più rigorosi. In questo possiamo dire che l’Europa è all’avanguardia a livello mondiale per quanto riguarda le ampie possibilità di mobilità che offre ai suoi studenti.
Non manca il lato umano del vivere un’esperienza all’estero Sofìa ci dice: “Quà abito con altre 4 ragazze di diverse parti del mondo: una argentina, una tedesca, una indiana e una italiana. È un appartamento internazionale, dove conviviamo tutti i giorni con culture molto differenti. Ogni giorno la cucina è il punto d’incontro dove si parla inglese e italiano e dov’è nata una vera amicizia tra di noi e per me tutto questo è bellissimo.”
In ultimo si sorprende tutte le volte delle domande sull’Argentina e su quanto sia poco conosciuto il Sudamerica da noi, preda da sempre di molti stereotipi che faticano a svanire, per questo ci ricorda, quanto sia più che mai importante la destinazione di fondi finalizzati alle opportunità di studio all’estero per i giovani, affinché attraverso l’esperienza diretta, abbiano modo di conoscere il mondo in maniera pratica e concreta, maturando un senso di cittadinanza globale in grado di migliorare il rapporto e l’incontro tra le diverse culture in futuro, che si spera sia caratterizzato da maggiori possibilità di integrazione.