Spagna: tutti i vestiti del presidente, lo scandalo del Partito Popolare
di Andrea Ottolenghi
In queste ultime settimane il governo spagnolo sta vivendo momenti di tensione, a causa di un’inchiesta che rischia seriamente di farlo cadere. Il 31 gennaio, il giornale El Pais ha pubblicato le presunte prove che mostrerebbero come i dirigenti del Partito Popolare spagnolo, avrebbero percepito ingenti somme di denaro provenienti da grossi imprenditori, soprattutto edili, fin dai tempi di Aznar. La “prova” sarebbe un documento appartenente all’ex-tesoriere del partito Luis Bárcenas, già indagato nel caso Gürtel (processo riguardante una fitta rete di corruzione politica), che lo coinvolge nella gestione di un conto in Svizzera di 22 milioni di euro, con il quale si sarebbero arrotondati lo stipendio decine di parlamentari nel corso di circa un ventennio.
Nella lista di persone figura il nome di Mariano Rajoy che, secondo le cifre, avrebbe intascato un importo annuale di 25.200 euro dal 1997 al 2012 e, addirittura, avrebbe gestito un conto chiamato “Vestiti M.R.” da cui fuoriuscivano ed entravano ingenti somme di denaro. Per fare alcuni esempi: nel 2006 c’è stata una spesa di 667 euro per “Cravatte Presidente”; nel dicembre dello stesso anno 9.100 euro con oggetto “Vestiti Mariano”; nel 2008 escono ancora 11.200 euro dalle tasche del partito con voce “Vestiti M.R.”; ed infine, sempre nel luglio 2006 viene effettuato un versamento di 5.720 euro per “vestiti e camicie”. Ma l’uragano non si ferma qui e travolge anche la numero due del PP, Maria Dolores de Cospedal, Rodrigo Rato, ex ministro dell’Economia sotto Aznar ed ex presidente di Bankia, il ministro della sanità Ana Mato, presidenti e capigruppo di comuni e regioni, tutti accusati di aver preso tangenti ed accettato regali e viaggi per centinaia di migliaia di euro.
Le piazze si sono riempite di cittadini in protesta, il web si è intasato per le raccolte firme ed il capo dell’opposizione, il segretario generale del Psoe Alfredo Perez Rubalcaba, ha colto la palla al balzo, attaccando: “La presenza di Rajoy aggrava la situazione. Non è un’inchiesta di corruzione qualunque, siamo davanti a un caso che coinvolge il governo. Il presidente dovrebbe rispondere a due semplici domande: se ha preso quei soldi? E se sì, in nero? Perché gli spagnoli questo sospettano”. Il primo ministro ha controbattuto dicendo che né lui, né il PP hanno nulla da nascondere e ha pubblicato la sua dichiarazione dei redditi, mettendo in luce solamente che, in un periodo di crisi come quello che sta vivendo la Spagna, si sia aumentato lo stipendio da 146.000 euro annuali a 200.000. Tutto ciò non sembra comunque aver scosso Rajoy, che nei giorni seguenti ha poi annunciato che non si dimetterà né lui, né tutti i ministri e funzionari coinvolti in questo scandalo, e ha denunciato il quotidiano El Pais, proprio come qualche tempo prima Aznar.
In un paese dove la disoccupazione raggiunge tassi visti solamente in Grecia (6 milioni di persone che sono attualmente senza lavoro), dove avvengono 500 sfratti al giorno e la criminalità aumenta a vista d’occhio e dove il popolo viene quotidianamente strozzato dal peso di un debito che forse non potrà mai ripagare, il Parlamento e il discorso pubblico sono incentrati sulla presunta corruzione del governo, non avendo molto spazio per parlare d’altro.
Intanto gli spagnoli chiedono una vera democrazia e incominciano ad organizzarsi con le varie sigle sindacali, con il movimento M15, con Democracia Ya, e ricordando le epiche manifestazioni di piazza di non molto tempo fa, chissà se a breve non ci troveremo di fronte a quella che il Corriere della Sera potrebbe definire una nuova “Primavera spagnola”.