Scienza e società, la divulgazione scientifica secondo Piero Angela

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di Elena Angiargiu

Sono un traduttore dall’italiano all’italiano”. Si presenta così all’uditorio dell’Accademia dei Lincei Piero Angela, celebre divulgatore scientifico e volto noto del piccolo schermo, intervenendo sul tema “Scienza e Società” nell’ambito del ciclo di conferenze “L’Accademia incontra”, promosso dal presidente Lamberto Maffei per aprire i Lincei al pubblico.

L’ospite – Piero Angela, classe 1928, inizia la sua lunga carriera in Rai nel 1955 come cronista e collaboratore del Giornale Radio. Raccontando ai presenti la passione per il suo lavoro, Angela ha ricordato l’emozione indimenticabile come telecronuista dell’approdo dell’Apollo 8 sulla Luna nel lontano 1968, aggiungendo di essersi da sempre appassionato alla scienza per il “metodo” e che ad incuriosirlo, come ha potuto constatare nella sua veste di scrittore, è la “scienza come mosaico”, in quanto ciascun testo è un pezzo che forma un tutt’uno nella pluralità delle diverse discipline, dalla biologia alla psicologia, dalla fisica agli sviluppi tecnologici, dall’evoluzione umana, all’astrofisica ai problemi ambientali.

Primo conduttore del Tg2 nel 1976, da oltre trent’anni si occupa di divulgazione scientifica in televisione, prima con la rubrica Quark ideata nel 1980, poi con Superquark nel 1995, di cui è tuttora autore e conduttore, seguito edizione dopo edizione da un pubblico numeroso e affezionato. Come ha ricordato il prof. Maffei, è autore di oltre trenta libri, tradotti in diverse lingue e ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra i quali la medaglia d’oro per la cultura conferitagli nel 2002 dal presidente della Repubblica Ciampi, per aver dimostrato quanto può fare la televisione per la diffusione della cultura, per una produzione di qualità che incontri l’interesse del grande pubblico”.

Scienza, tecnologia e società – Il discorso di Piero Angela, in gran parte attinto dal suo ultimo libro A cosa serve la politica?, parte da lontano, da quell’Italia pre-unitaria, abitata da una popolazione contadina povera per arrivare ai giorni nostri, all’imponente cambiamento della struttura del lavoro e della società reso possibile dall’avvento delle macchine e dallo sviluppo “tecno-energetico”. La progressiva scolarizzazione e la crescita del terziario avanzato che hanno favorito il lavoro intellettuale nella società di oggi, in cui si può rintracciare un elenco di professioni un tempo inesistenti, dipendono proprio dalla tecnologia e dall’energia, motori dell’economia e dell’efficienza produttiva di un Paese.

Ma a fare la differenza, spiega Angela, non è l’hardware, cioè le tecnologie e i macchinari che possono essere rapidamente trasferiti da un luogo all’altro, bensì il “software”, il sapere e il saper fare, veri produttori di ricchezza e attrattori di investimenti. Di qui il riferimento alla politica, chiamata ad occuparsi della crescita di quei software, come conoscenza, competitività, ricerca, valori, educazione, regole, imprenditorialità, organizzazione e merito, per citarne alcuni, che permettano di creare e distribuire ricchezza, ricercando un equilibrio fra questi due pilastri alla base delle moderne società industriali.

La scienza in tv – L’informazione scientifica in televisione è inevitabilmente legata agli ascolti e penalizzata dalla pubblicità. Lo sa bene Piero Angela, che vincendo con suoi programmi la sfida del prime time è riuscito anno dopo anno a conquistarsi uno spazio rilevante in un panorama televisivo caratterizzato da un’offerta sempre più variegata e rispondente al mercato pubblicitario, aspetto che mette a rischio la sopravvivenza stessa di programmi di questo tipo.

“Un meccanismo perverso a cominciare dall’evasione del canone”, che nel nostro Paese si avvicina al 30% sottraendo risorse destinate alla realizzazione di programmi divulgativi”, ha ammonito Angela, prospettando però anche possibili soluzioni. Per esempio, pagare il canone con la tassa sull’abitazione, come in Francia e ancora, seguendo la decisione adottata dal paese transalpino sotto il governo Sarkozy e ora rimessa in discussione, abolire la pubblicità in prima serata sui canali della tv di Stato France Télévisions compensando i minori introiti con una tassa sulle Telco. “Un esempio creativo”, sottolinea il celebre divulgatore, che potrebbe incentivare la produzione di programmi culturali, svincolandoli dalla pressione degli ascolti: un modo per garantire un vero “servizio pubblico” e una “cultura diffusa” alla portata di tutti i telespettatori.

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