Viva la libertà. L’esasperata normalità della vita surreale
di Annalisa Gambino
Viva la libertà, di Roberto Andò, è spregiudicatamente attuale e fa eco all’ingovernabile contesto politico italiano. Tratta dal romanzo “Il trono vuoto”, vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2012, la trama prende vita grazie alla cinepresa di Andò che, in collaborazione con lo sceneggiatore Angelo Pasquini, mette sullo schermo il dramma personale di Enrico Olivieri (Toni Servillo). Enrico è segretario del principale partito d’opposizione che, visti i primi negativi exit polls, viene assalito da sconforto e dubbio. Decide dunque di fuggire lasciando il comitato elettorale nel panico più totale. La tematica dell’inadeguatezza e del non sentirsi all’altezza delle comuni aspettative, viene affrontata, se pur diversamente, già nel 2009 da Nanni Moretti in Habemus Papam, e costituisce il filo conduttore che lega i personaggi di questo curioso docufilm. A far coppia con Servillo, il portavoce del partito, Andrea Bottini (Valerio Mastandrea) su cui grava la credibilità e la sorte della campagna elettorale. Bottini, guidato dalla disperazione e dall’istinto di sopravvivenza, rintraccia il gemello di Olivieri, Giovanni Ernani (sempre Servillo), un professore di filosofia affetto da depressione bipolare appena dimesso da una clinica psichiatrica.
Gli eventi precipitano, scorrono velocemente in una direzione del racconto, a dire il vero, poco realistica: Ernani accetta la proposta di Bottini e sostituisce il fratello per salvare le apparenze; Olivieri scappa in Francia da una sua presunta amante e si improvvisa attrezzista in un set cinematografico, riscoprendo la felicità di una vita lontano dalle pressioni politiche. Ernani durante un comizio incanta la folla recitando una poesia di Brecht e, quasi magicamente, il partito risale nei sondaggi. Il meccanismo drammaturgico del doppio, ereditato da Molière e sublimato da Pirandello, è applicato insolitamente al mondo della politica. Il linguaggio diverso del recluso Ernani riempie di senso e vitalità la realtà del partito. Il falso politico decide di scendere in piazza e di aprire un confronto diretto e intimo con l’elettorato facendo perno sulla forza della coscienza, unica alleata possibile per raggiungere il cambiamento.
È interessante notare, anche in termini visivi, come l’evoluzione si traduca nei comportamenti e nei gesti dei personaggi. Straordinario e trasformista, sin dall’interpretazione di Andreotti ne “Il divo”, Servillo coglie con estrema facilità la concretezza dei dissonanti stati d’animo appartenenti ai gemelli: ora serio e disperato, ora lunatico, talvolta giocoso e frivolo. Sorprende anche Mastandrea che conferisce al suo personaggio una costante dinamicità: da ingessato segretario stressato e ansioso, è pervaso dall’entusiasmo contagioso di Ernani. Bottini, lasciandosi trasportare dall’emotività, riesce nel corso della narrazione a scrollarsi di dosso il ruolo austero al quale era inizialmente confinato. Con sorprendente originalità di pensiero, Viva la libertà – uscito nelle sale non a caso dieci giorni prima delle elezioni – è veicolo di un messaggio di allegria e leggerezza. Si tratta di un’opera intelligente, garbatamente sottile, che coniuga divertimento e attualità; induce lo spettatore a riflettere e a pensare in una dimensione meno tragica. Dietro il più cupo pessimismo, si cela una speranza di rinascita che invoca un’alternativa possibile, un imprevisto in grado di salvare una situazione apparentemente irrimediabile.
Un film da avere nella propria collezione, da vedere e far vedere. Per riflettere e capire perchè l’Italia si trova in questa fase cosi “vuota”.