Chiara Lubich – Abbiamo ancora bisogno di vocazione politica

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“Esiste una vera vocazione alla politica. È una chiamata personale che emerge dalle circostanze e parla attraverso la coscienza. Chi crede, vi avverte, con chiarezza, la voce di Dio che gli assegna un compito. Ma anche chi non crede si sente chiamato ad essa dall’esistenza di un bisogno sociale, da una categoria debole che chiede aiuto, da un diritto umano violato, dal desiderio di compiere il bene per la propria città o per la propria Nazione. E la risposta alla vocazione politica è anzitutto un atto di fraternità: non si scende in campo, infatti, solo per risolvere un problema, ma si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene come fosse il proprio. Vivere così permette al politico di ascoltare fino in fondo i cittadini, di conoscerne i bisogni e le risorse. Lo aiuta a comprendere la storia della propria città, a valorizzarne il patrimonio culturale e associativo: in tal modo arriva a cogliere, un po’ alla volta, la sua vera vocazione e a guardare ad essa con sicurezza per tracciarne il cammino. Il compito dell’amore politico, infatti, è quello di creare e custodire le condizioni che permettono a tutti gli altri amori di fiorire: l’amore dei giovani che vogliono sposarsi e hanno bisogno di una casa e di un lavoro, l’amore di chi vuole studiare e ha bisogno di scuole e di libri, l’amore di chi si dedica alla propria azienda e ha bisogno di strade e ferrovie e di regole certe. La politica è perciò l’“amore degli amori”, che raccoglie nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione. Ma fa pure in modo che collaborino tra loro, facendo incontrare i bisogni con le risorse, le domande con le risposte, infondendo in tutti la fiducia gli uni negli altri. La politica si può paragonare allo stelo di un fiore, che sostiene e alimenta il rinnovato sbocciare dei petali della comunità”.

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Nota  di Eloisa De Felice

Per vie traverse, mi sono giunte le righe che avete letto. Sono di Chiara Lubich. Le ha preparate per un convegno dal titolo “Mille Città per l’Europa”, tenutosi a Innsbruk, il 9 novembre 2001. Non intendo dir nulla sulle sue parole, in quanto, veramente, a mio modestissimo parere, si commentano da sé. Il consiglio, però, è quello di riflettere sulla loro impressionante attualità. Se non lo avessi scritto qui, in calce, potevate immaginare che sono state pronunciate più di 10 anni fa? Non vi sembra che, veramente, molti tra politici e politicanti avrebbero bisogno di riflettere un po’?

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