Come cambia il Parlamento. Lente d’ingrandimento su Camera e Senato a pochi giorni dall’insediamento
di Pasquina Marasco
Che il cambiamento sarebbe arrivato era nell’aria all’indomani delle elezioni politiche del 2013. Ma, dati alla mano, si può anche dimostrarlo: sei eletti su dieci occuperanno per la prima volta le poltrone del Parlamento italiano. Una svolta. A sollevare la media nazionale ovviamente gli eletti nelle file del Movimento 5 Stelle. Secondo le più recenti stime della “Fondazione Hume” per la Stampa i nuovi volti saranno circa il 60%, quindi quasi il doppio rispetto alla scorsa legislatura, quando le novità erano del 37% circa. Il partito che in questo senso ha la percentuale più alta di veterani è Fratelli d’Italia, con il 100% degli eletti. Inoltre il tasso di rielezione è calato di 22 punti percentuali (dal 57,6% del 2008 all’attuale 35,6%). Ciò significa che dei 945 parlamentari uscenti dunque, solo 344 hanno ottenuto la riconferma.
Iniziano da qui le tante novità, magari saranno portate in aula tante nuove idee. Probabilmente si genererà una situazione di ingovernabilità, ma i dati parlano chiaro: il rinnovamento c’è stato. Gli italiani hanno dato prova di voler cambiare la situazione politica e la politica stessa, partendo dall’eleggere gente sentita più vicina, più umana. Insegnanti, imprenditori, studenti, impiegati, disoccupati: il nuovo Parlamento sembra non tralasciare proprio nessun profilo professionale. Tra le tante new entry sarà la prima volta anche per l’ex capo dell’Antimafia Piero Grasso, per lo scrittore Miguel Gotor, la giornalista Rosaria Capacchione, la canoista Josefa Idem, la schermitrice Valentina Vezzali, la virologa Ilaria Capua e lo scrittore Edoardo Nesi, vincitore del Premio Strega 2011. Al Senato approda l’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini.
Tra le tante curiosità, si sottolinea che dalla buvette spariscono anche vini e scatole di cioccolatini pregiati. Nessun privilegio per la casta, nessun ascensore riservato agli onorevoli: si è solo cittadini tra altri cittadini. Sarà l’inizio di una nuovo modo di intendere la politica? O ci si sta solo preparando all’entrata in Parlamento dei grillini? Questi ultimi, infatti, rendono anche il look dei deputati più sobrio: sono soliti girare senza giacca e cravatta, con la spilla del Movimento attaccata alla maglia. Ed è subito polemica.
“Rosa e giovane” è stato inoltre definito il nuovo Parlamento, proprio per l’abbassamento dell’età media degli eletti e la maggiore presenza di donne. Le statistiche di questi giorni post elezioni parlano di aumento delle percentuali in questo senso: le donne in Parlamento saranno poco meno di una su tre, il 30,8%, il dieci per cento in più rispetto alla precedente legislatura. Il PD è il partito ad avere più posti rosa con il 38,2%, seguiti a breve distanza dal già citato Movimento cinque stelle (38%). I dati riportati da Federico De Lucia del Cise, il Centro italiano Studi Elettorali diretto da Roberto D’Alimonte, dicono che è il Parlamento più rosa mai eletto, e che non ve n’era uno così diverso dal precedente dalle elezioni del 1994.
Inoltre l’età media alla Camera è scesa a 44,5 anni, mentre al Senato a 52,5, per una media di 47,1 anni contro i 51,8 all’inizio della scorsa legislatura. Il più giovane e il più anziano (escludendo i senatori a vita Ciampi, Andreotti e Colombo), si trovano entrambi nel PD: Enzo Lattucca ha compiuto 25 anni lo scorso 9 febbraio e Sergio Zavoli che ha ben 90 anni. Ma è il Movimento cinque stelle ad avere la media più bassa in fatto d’età: 32,5 anni alla Camera (il più “anziano” ha solo 39 anni) e 46,1 anni al Senato.
A chi crede che l’età non conti risponde subito il Ceis (Centre for Economic and International Studies) Tor Vergata sui dati Coldiretti: ”Da uno studio –spiega il direttore vincenzo Atella- che recentemente il Ceis Tor Vergata ha condotto sulla relazione tra gerontocrazia e risultati economici in diversi paesi e in diversi settori economici, emerge che le élites gerontocratiche hanno la tendenza ad investire meno in pubblica istruzione e servizi pubblici produttivi, in modo dannoso per la crescita. In particolare dal nostro studio emerge la correlazione tra gerontocrazia e mancati investimenti in Ict a causa dell’incapacità di comprendere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Un Parlamento con un età media più giovane – conclude Atella – è in grado di cogliere queste opportunità. In questo momento è questo ciò di cui il Paese ha bisogno per ritornare sul sentiero di crescita”. E noi ce lo auguriamo.