Monte dei Paschi di Siena: uno scandalo italiano
di Francesco Galati
E’ ormai da qualche mese che viviamo nel pieno lo scandalo bancario che coinvolge uno dei più antichi istituti bancari del mondo, il Monte dei Paschi di Siena.
Risale alla fine di gennaio l’importante inchiesta che ha travolto MPS: quasi d’improvviso, presentati i conti consuntivi, ci si è accorti che l’istituto manifestava dei forti squilibri di bilancio.
Si tende a ricondurre quest’anomalia di bilancio all’acquisizione di Banca Antonveneta, un’acquisizione a dir poco anomala visto il prezzo, che potremmo definire fuori mercato, che MPS pagò per l’operazione, circa nove miliardi di euro.
E’ proprio dall’acquisizione in questione che cominciano le indagini sulle manovre eseguite da MPS negli ultimi anni, la procura di Siena ha, infatti, cominciato a indagare proprio partendo dall’operazione Antonveneta, pagata a un valore che sembrerebbe superiore a quello reale.
Col proseguire delle indagini della Procura entrano nell’inchiesta anche una serie di finanziamenti sospetti che la fondazione MPS avrebbe erogato, in pratica deliberando crediti agli amministratori dell’istituto stesso.
Amministratori bond e derivati
Un’altra delle anomalie è quella che riguarda l’utilizzo dei Tremonti bond, e successivamente dei cosiddetti Monti bond.
Nel 2009 l’allora presidente di MPS, Giuseppe Mussari, usufruì dei Tremonti bond, ossia di speciali crediti alle aziende quotate emessi dallo Stato senza interessi con una forma finanziaria ibrida che ricorda parzialmente le azioni e le obbligazioni; nel momento in cui MPS ha lasciato intendere che non avrebbe potuto restituire il denaro che riguardava i bond in questione, l’allora presidente del Consiglio, nonché ministro delle finanze Mario Monti, di comune accordo con Banca d’Italia e con l’Unione Europea, ha approvato un prestito in bond del Tesoro italiano del valore complessivo di 3,9 miliardi di Euro, di cui 1,9 miliardi per sostituire i Tremonti bond, per un totale complessivo che supera il valore di capitalizzazione della banca stessa.
Ed ecco il paradosso che rende ancor più rischioso e potenzialmente confutabile il salvataggio di MPS da parte dello Stato: ci si potrebbe infatti domandare il motivo per il quale un istituto bancario che molto probabilmente ha commesso delle irregolarità nello svolgimento della sua attività, che vanno da acquisizioni di dubbia utilità visti i costi d’acquisto, potenziali turbative d’asta (da parte di amministratori e collaboratori), e non da ultimo l’acquisizione di derivati come soluzione ad una situazione di forte difficoltà.
In realtà una risposta a questo quesito non esiste, così com’è difficile immaginare che Giuseppe Mussari dopo aver svolto un ruolo di prim’ordine in MPS, apparentemente ignaro del buco venutosi a creare, sia stato eletto presidente dell’ABI nel 2009.
Politica e finanza
Il Monte dei Paschi di Siena è un istituto bancario con una storia secolare, una delle grandi peculiarità dell’istituto risiede nel fatto che nonostante l’evolversi della finanza nell’ultimo trentennio è rimasta fedele al suo schema di fondazione bancaria a maggioranza privata, poiché malgrado le prescrizioni di legge ( legge Amato del 1990), non aveva mai perso la maggioranza privata nelle decisioni fondamentali.
E’ su questo tema che la procura sembra sta indagando, visto anche il presupposto coinvolgimento nella vicenda anche di attori politici.
Partiti e politici sono potenzialmente coinvolti nelle vicende MPS vista la forte influenza che esercitavano nelle nomine dei membri del consiglio di amministrazione o comunque della dirigenza della banca, tant’è che negli anni molti dei sindaci della città di Siena venivano proprio dall’istituto in questione.
Il tema è scottante, e affonda le sue radici ben prima dello scandalo di cui ora l’istituto è protagonista, non è un mistero neanche per gli stessi cittadini senesi il fatto che l’istituto bancario e alcuni politici fossero coinvolti, almeno in passato, in decisioni prese quasi a doppio filo, almeno per quanto riguarda la governance della banca. Una storia che non riguarda solamente la vicinanza della Banca al PD oggi, ma anche ai DS e al PDS, ieri.
Procura e inchieste
Non resta che attendere la chiusura delle inchieste aperte dalla procura di Siena per avere un quadro generale meglio delineato che, auspicabilmente, possa far luce sulle vicende prese in esame sia per ciò che riguarda la gestione di MPS, che per quel riguarda gli organi di governance della banca, sia , infine, per ciò che attiene a quelle figure politiche che potrebbero aver ignorato o taciuto fatti o situazioni di cui, data la vicinanza e l’influenza sull’istituto, è difficile credere che potessero essere totalmente ignari.