Amiche da morire. Un noir tutto al femminile

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di Annalisa Gambino

La regista 28enne, Giorgia Farina, esordisce con Amiche da morire, una black commedy che porta sullo schermo la storia di una improbabile amicizia. Gilda (Claudia Gerini), Olivia (Cristiana Capotondi) e Crocetta (Sabrina Impacciatore) incarnano stereotipi diametralmente opposti: Gilda è la escort piacente, Olivia la bella tremendamente ingenua e Crocetta la goffa iettatrice. Il tono sarcastico e brillante tipico della commedia all’italiana è basato sull’incompatibilità a tratti grottesca dei caratteri delle protagoniste. I destini delle tre confluiscono in una fuga che le vede coinvolte in una storia criminosa di rapine e riciclaggio di denaro ad opera di Rocco, il marito di Olivia.

Lo sfondo di questa atipica commedia è l’universo chiuso e retrogrado di un’isoletta siciliana. Non è casuale la scelta di ambientare Amiche da morire in un contesto dislocato come quello di un’isola. Come ben evidenziato nelle precedenti pellicole di Crialese, la rappresentazione di una realtà sospesa e misteriosa contribuisce infatti a dare ai personaggi un tocco surrealista.

Il film, di fatto, racconta la storia di un omicidio. Olivia, dopo aver scoperto che Rocco è un criminale, e per giunta, pronto ad abbandonarla, lo uccide con freddezza destabilizzando le sventurate compagne e lo spettatore. Le protagoniste, un po’ per casualità e, indubbiamente ammaliate dall’ingente somma di denaro rubata da Rocco, si trovano costrette a far fronte comune per nascondere il cadavere. Non è solo il delitto che lega le donne ma anche la lotta contro il pregiudizio della claustrofobica realtà dell’isola. L’amicizia tra donne, contro ogni preconcetto, si pone al centro del film in controtendenza rispetto alla tematica, scontata ed abusata, della rivalità femminile.

Amiche da morire gioca con i canoni del cinema di genere in maniera inaspettata per il panorama cinematografico italiano. Farina confeziona un ”noir rosa” a metà strada tra il poliziesco e la commedia: il perno attorno al quale ruota la vicenda è di fatti una banda tutta al femminile – ipotetica estensione di Thelma e Louise – mentre è totalmente assente una figura maschile di spicco. Il commissario Malachià (Vinicio Marchioni) nega in ogni suo gesto lo stereotipo del detective infallibile alla Humprey Bogart, inadeguato e incapace com’è nella risoluzione del caso. La materia narrativa è quindi intessuta da simpatiche citazioni a partire dal nome di una delle protagoniste, Gilda – esplicito riferimento alla figura di una delle più celebri femme fatale (Rita Hayworth) – e dall’inserimento di una scena western nella quale si fronteggiano, come in un duello a colpi di pistola, le vecchie del paese con le protagoniste.

La giovane regista con la sua divertente pellicola rappresenta un tentativo coraggioso nella sperimentazione di nuove forme della commedia e rinnova, grazie alla commistione di comico e drammatico, il contesto cinematografico nazionale.

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