Elezioni a Roma, ecco i moderni don Camillo e Peppone

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di Pierfrancesco Demilito

Nella Brescello dell’immediato dopoguerra don Camillo disturbava i comizi dell’Onorevole comunista Peppone lasciando suonare a tutto volume la canzone del Piave. A Roma, la scorsa settimana, la scena si è ripetuta, ma Guareschi, Fernandel e Cervi non c’entrano nulla. Ci troviamo nel IV municipio della Capitale, che ormai diverrà il III, dopo la recente riorganizzazione dei Municipi romani, e i nostri protagonisti sono Riccardo Corbucci, candidato alle primarie del centrosinistra per la carica di presidente del Municipio, e Roberto Borgheresi, pidiellino presidente del consiglio municipale.

Il tetatro è il parchetto di via Val Trompia, nella zona di Sacco Pastore. Il candidato del Pd aveva appena preso la parola e intorno a lui iniziava a radunarsi un po’ di gente, quando da un vicino circolo di Borgheresi sono partite le note dell’Inno di Mameli. A Corbucci scappa un inevitabile sorriso, si interrompe un secondo, ringrazia il presidente Borgheresi e poi si risolleva con un colpo di reni. Come? Iniziando a cantare l’Inno e alla fine qualcuno avrà addirittura pensato che la musica fossa stata messa dallo stesso candidato.

Mediapolitika ha intervistato i due protagonisti di questa storia per capire cosa è successo e che campagna elettorale attende Roma e il IV municipio.

Corbucci confessa: “Conoscendo la passione per la goliardia di Borgheresi mi aspettavo qualcosa del genere. La cosa, però, non ci ha disturbato più di tanto, l’Inno non mi crea nessun imbarazzo, non ho problemi a cantarlo e infatti l’ho cantato dall’inizio alla fine”.

E di non aver creato particolari imbarazzi é conscio anche Borgheresi: “ad un certo punto avrei quasi voluto spegnere la musica, Corbucci ha gestito bene la vicenda e in tanti si sono affacciati dai balconi perché hanno sentito l’inno. Insomma, alla fine gli ho fatto guadagnare pubblico”.

Borgheresi non è nuovo a provocazioni di questo tipo. In passato, infatti, era balzato agli onori della cronaca per aver proposto l’intitolazione di un’aula del Municipio a Romano Mussolini, jazzista italiano ma anche figlio del più noto Benito. Ricordando quell’episodio, Borgheresi sorride: “quella era solo una provocazione goliardica, dovevamo proporre alcuni artisti che avevano vissuto nel quartiere per intitolargli alcune aule. Il mio voleva essere solo uno scherzo, infatti poi ho ritirato la proposta e quelle aule sono ancora senza un nome”.

Provocazioni a parte, Corbucci e Borgheresi ci sono apparsi estremamente distesi, il clima nel quartiere è sereno e le note dell’inno non hanno certo inasprito gli animi.

Animi che nel recente passato, in questo quartiere della Capitale, si erano surriscaldati e non poco. La tensione era iniziata nel maggio del 2011 in seguito all’occupazione di uno stabile da parte di alcuni attivisti del gruppo di estrema destra Casapound ed è culminata con l’aggressione al consigliere del PD Paolo Marchionne da parte di un gruppo di militanti di questo gruppo, aggressione che ha portato ad una condanna in primo grado a 2 anni e 8 mesi per Alberto Palladino, dirigente di Casapound Italia e probabile prossimo candidato alla presidenza proprio del IV Municipio.

“Rispetto a qualche anno fa – sostiene Corbucci – il clima è decisamente più sereno. Durante il mio comizio a Talenti, zona del Municipio tradizionalmente più vicina alle destre, ho notato la presenza di un esponente di Forza Nuova e di uno di Casapound, erano lì quasi a presidiare il territorio, ma le cose sono filate lisce ugualmente. Io ho continuato a dire cosa pensavo delle organizzazioni di estrema destra e loro non hanno battuto ciglio. Le nostre istituzioni sono fondate sull’antifascismo e quando decidi di candidarti per entrare a farne parte diventi naturalmente antifascista. Partendo da questo assunto dobbiamo contribuire tutti a mantenere un clima sereno.”

E su questo i nostri moderni Don Camillo e Peppone concordano. Per Borgheresi “i cittadini sono molto interessati alle prossime elezioni comunali ma il clima è senza dubbio sereno. E’ indispensabile, però, che tutti si rendano garanti di questa serenità e che non vengano ricreati episodi che possano far salire la tensione, sia da destra che da sinistra. Non possiamo correre il rischio di ricadere nella violenza politica, di avere dei nuovi Valerio Verbano o dei nuovi fratelli Mattei”.

E finché gli screzi tra le parti si limiteranno ad un’alzata di volume potremo sorriderci su, proprio come facevamo davanti ai dispetti che si scambiavano Don Camillo e Peppone.

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