Il modello Nba, quando lo show trionfa sullo sport
di Giuliano Corridori
Obiettivo numero uno: far divertire il pubblico. Perché prima di tutto sono degli show. Così vengono intese negli Stati Uniti le competizioni sportive e la riprova l’ho avuta andando a vedere da turista la partita di NBA (l’associazione che organizza il massimo campionato professionistico di pallacanestro americano) tra i Brooklyn Nets e i New Orleans Orleans. Se in Europa esiste uno spiccato senso di appartenenza alla propria squadra del cuore, negli Stati Uniti prevale una concezione affaristica, dove lo sport viene considerato prima di tutto uno spettacolo che deve allietare il pubblico. E le attrazioni per riuscirci sono molte: a cominciare dalla catene di fast food all’interno dello stadio che vendono una quantità di industriale di junk food, dal classico hot dog al Frappuccino di Starsbucks .
Il match è preceduto da un lungo cerimoniale che intrattiene gli spettatori. Si parte con un piccolo balletto delle avvenenti cheerleaders, si prosegue con l’esecuzione dell’inno nazionale americano e si termina con la presentazione delle squadre con i giocatori che vengono chiamati dallo speaker uno per volta. Durante la partita è assai raro vedere dei cori di incitamento nei confronti dei propri beniamini, anche perché sovrapporsi alla musica che accompagna il match dall’inizio alla fine non è impresa facile. Al massimo il pubblico americano si concede qualche ovazione in caso di canestro spettacolare e poco importa se a realizzarlo solo gli avversari. Quel che conta è seguire in tutto e per tutto i dettami dello speaker. Perciò se il comando è quello di applaudire mentre la squadra avversaria sta giocando il possesso del possibile sorpasso, lo si fa e basta. Il gioco poi, è continuamente inframmezzato dai ricorrenti time out, che a volte gli allenatori sembrano chiamare non tanto per riordinare le idee ai giocatori, quanto per ravvivare il pubblico.
Un momento morto non è contemplato. Durante gli intervalli tra i quattro quarti della partita si assiste ad una serie di esibizioni che catturano l’attenzione degli spettatori. Oltre all’immancabile balletto delle cheerleaders, ci sono gli acrobati che deliziano la platea con una serie di capriole e piroette, la mascotte che con una pistola ad aria compressa lancia gadget al pubblico, gli equilibristi che si esibiscono con delle biciclette senza pedali. Nell’intervallo lungo, invece, tra il secondo e il terzo quarto, tutte le attenzioni sono catturate dalla partita dei bambini che sembra addirittura seguita con un coinvolgimento maggiore rispetto a quella degli adulti. Poi si riprende a giocare e il copione rimane identico fino alla sirena, eccetto lo stupore di vedere la gente andare via 2-3 minuti prima della fine, malgrado la squadra di casa sta vincendo di dieci lunghezze. Nonostante l’incontro prevedesse una durata di 48 minuti effettivi di gioco, sono stato intrattenuto nel nuovissimo Barclays Center per quasi due ore e mezza. Un’estensione temporale più idonea agli show che agli eventi sportivi, per l’appunto.