Incontrare, per caso, il Cardinale che diventerà Papa

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di Laura Guadalupi

26 febbraio 2013, aeroporto di Buenos Aires. Prendere l’aereo e incontrare il Cardinale Bergoglio, diretto a Roma per il Conclave dal quale, da lì a poche settimane, sarebbe uscito con il nome di Papa Francesco.
È successo ad Andrés Minoldo, nel viaggio che dall’Argentina lo riportava in Italia. Nato in provincia di Buenos Aires, da padre italiano e madre argentina, Andrés vive a Roma da quattro anni. Questa la sua testimonianza.

Conoscevo il Cardinale Bergoglio solo per televisione. In Argentina è molto seguito dai cristiani, non solo cattolici, e anche da non praticanti e non credenti. Tutti lo ascoltano, è un punto di riferimento sia perché Arcivescovo di Buenos Aires, sia per il suo percorso di vita. Ad esempio, è stato uno dei pochi che da tempo metteva in guardia dai rischi di un possibile crack economico-finanziario, quello che, poi, c’è stato nel 2001. Criticò il governo e la gente se lo ricorda, riconosce che dice cose giuste.
Ciò che sta facendo da Papa, in questi giorni, in Argentina lo fa da tanto tempo: ha sempre difeso i poveri, gli umili e la Chiesa in generale. In America Latina non è raro trovare persone così, preti e vescovi che hanno il suo stesso atteggiamento verso la gente.

Quando hai visto il Cardinale Bergoglio per la prima volta?

Il 26 febbraio. Ero all’aeroporto di Buenos Aires, in coda per il check in del volo diretto a Roma. Ho notato la presenza di alcuni giornalisti di TeleNoticias, poi, a un tratto, sento delle persone, dietro di me, che dicono: “È arrivato, sicuramente andrà a Roma per l’elezione”. Mi giro per capire di chi stanno parlando e vedo il Cardinal Bergoglio. La gente appena l’ha riconosciuto ha iniziato ad applaudire, ad avvicinarsi, a fare foto. Alcuni hanno chiamato con il cellulare i loro amici, per dire che si trovavano in aeroporto con lui. Poi i giornalisti l’hanno intervistato.

Come ha reagito a questa accoglienza?

Normalmente. Si è fermato, ha parlato con tutti.

Ti sei avvicinato?

No perché ero lontano, mi trovavo già a metà della coda e lui alla fine. Ha fatto la fila insieme agli altri passeggeri per 20-30 minuti. A un certo punto, noto due uomini, che probabilmente erano i responsabili della compagnia aerea all’interno dell’aeroporto. Lo riconoscono e lo fanno passare avanti, per entrare dalla porta preferenziale, poiché il suo biglietto era per quell’ingresso. Quando mi passa accanto, gli sento dire ai due uomini che voleva fare la fila con tutti gli altri, non voleva passare prima. Le persone continuano ad applaudire, manifestano il loro affetto. Poi non l’ho più visto, neanche in aereo.

A Fiumicino, però, hai la possibilità di parlargli.

Sì. Nel nostro volo i passeggeri erano quasi tutti italiani, mentre i pochi argentini dovevano prendere la coincidenza verso altri Paesi. Dico questo perché quando sono andato a prendere il mio bagaglio, il Cardinal Bergoglio era solo: nessuno si avvicinava per parlargli, perché nessuno lo conosceva. Inoltre, era vestito tutto di nero, come un semplice prete, non da monsignore. A quel punto, ho pensato di approfittarne per salutarlo, perché sarebbe stata forse l’unica volta in cui mi trovavo in una situazione del genere nella mia vita.
Gli ho detto: “Cardinale Bergoglio, per me è un onore conoscerla di persona. Sicuramente tutti noi argentini continueremo a pregare per Lei, per gli altri cardinali e per l’elezione del nuovo Papa”. Mi ha risposto: “L’importante è che preghiate per noi affinché possiamo scegliere la persona che lo Spirito Santo vuole e non quello che vogliamo noi, gli uomini”.
Poi ho preso il bagaglio, avevo prenotato un taxi che già mi aspettava fuori. Gli ho chiesto se potevo aiutarlo in qualcosa, ha detto che non c’era bisogno e mi ha salutato con un “Alla prossima!”. Mai avrei immaginato cosa sarebbe accaduto dopo, con il Conclave. In Argentina leggevo sui giornali italiani i nomi di altri candidati papabili e nemmeno io ritenevo probabile la sua elezione, poiché già nel 2005 era arrivato secondo.

Cosa hai provato quando, dalla Loggia della Basilica di San Pietro, il protodiacono ha annunciato il suo nome?

Ero in ufficio. A un certo punto, sono andato a controllare la tv e ho visto la fumata bianca. Quando sento dire “Habemus Papam… Georgium Marium…” ho subito pensato che l’unico Jorge Mario che conoscevo era Bergoglio. Quando l’ho visto uscire sulla Loggia, sono rimasto come pietrificato dall’emozione. È stata una grande sorpresa, una gioia condivisa con parenti e amici a cui ho telefonato poco dopo.

Oggi, a mente fredda, che effetto ti fa aver conosciuto il futuro Papa quando era ancora un cardinale elettore in viaggio per il Conclave? 

Penso sia stata una grazia di Dio. In diverse occasioni ho conosciuto altri cardinali che, appena ti presenti, la prima cosa che fanno è mostrarti l’anello per baciarlo. Il Cardinale Bergoglio non l’ha fatto, mi ha solo stretto la mano, con molta semplicità.

Qual è la tua opinione in merito alla sua elezione a successore di Pietro?

Credo che sia la persona giusta per il momento che stiamo attraversando, tanto nella Chiesa, quanto nella società. E penso anche che sia la persona giusta per mettere ordine e fare pulizia nella Chiesa Cattolica.
Non ha mai avuto paura di mostrare Cristo attraverso le sue parole e i suoi gesti. Tutto quello che ha fatto finora e sta facendo adesso lo fa perché lo sente, perché lo vive.
Quando, prima della Messa di inizio del ministero petrino, con la jeep è arrivato all’altezza di un ammalato, ha fatto fermare l’auto e l’ha baciato, mi è sembrato di vedere non più lui, ma Gesù in mezzo a noi, presente con noi. È vero, ha parlato anche con i presidenti delle nazioni, con il corpo diplomatico, però il suo primo atto da Papa è stato uscire a incontrare la gente, il popolo di Dio. Non certo per pubblicità o marketing, non gli interessa guadagnarsi l’amicizia della folla. Lo fa semplicemente perché è una persona convinta che deve mostrare Dio e portarlo agli altri, stare con gli altri.
Nel corso di tutti i governi che si sono succeduti in Argentina, non ha mai avuto paura di dire ciò che pensava. Da Arcivescovo aveva tanto lavoro da svolgere e non era certo obbligato ad andare tra i poveri, per strada. Eppure, sai cosa faceva a Buenos Aires da tempo? Ogni domenica andava nella “villa miseria” (“villa dei miseri”, simile alle favelas, ndr), dai cartoneros, che sono i più poveri tra i poveri. Portava loro cibo, latte. Insomma, quello che state vedendo adesso è la stessa persona che noi argentini conosciamo da sempre.

Come vivi, da argentino, il fatto che sia il primo Papa sudamericano?

Ora inizio a capire tanti messaggi della Madonna. Dal 1983, nel mio paese, appare la Madonna della Coroncina di San Nicolás. I suoi messaggi sono simili a quelli di Medjugorje. Molte volte la Vergine ha detto che l’America, ma soprattutto il Sudamerica, è il continente della speranza e che i cattolici sudamericani saranno quelli che mostreranno Dio con le loro opere, con la loro vita. Adesso, vedendo Papa Francesco, capisco a cosa si riferiva la Madonna.

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