Global Information Technology Report 2013.Italia al 50° posto per impatto dell’ICT

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di Tiziano Aceti

Un po’ di tempo fa ci eravamo occupati, con un articolo, del digital divide scrivendo di alcuni bandi promossi dal Ministero dello Sviluppo Economico.  L’occasione per parlare di nuovo del divario digitale ci è stata concessa dalla pubblicazione del rapporto Global Information Technology Report 2013, giunto quest’anno alla dodicesima edizione. Nella società attuale, indicata coma società dell’informazione o anche come network society, le nuove tecnologie rappresentano un punto fermo nella vita di tutti noi che attraverso l’utilizzo, queste tecnologie ci permettono di realizzare molteplici attività stabilendo così anche un diverso modo di relazionarsi a livello sociale e umano. È ben evidente che l’esclusione da questo “mondo” rappresenti un serio problema allo sviluppo della società contemporanea, non solo in termini sociali ma anche economici.

Il Global Information Technology Report 2013, fa il punto della situazione per quanto riguarda l’impatto dell’ ICT sulla competitività, sull’occupazione e sullo sviluppo economico di ben 144 paesi. Il rapporto curato dal Forum Economico Mondiale ha visto la collaborazione dell’INSEAD; questo rapporto “rimane una delle valutazioni più complete e autorevoli dell’impatto delle ICT sulla competitività delle nazioni e il benessere dei loro cittadini”.

Scorrendo velocemente la classifica, calcolata sull’indice Networked Readiness Index (NRI),  vediamo che nei primi tre posti abbiamo: Finlandia, Singapore e Svezia; proseguendo la lettura della top ten troviamo: Olanda, Norvegia, Svizzera, Regno Unito, Danimarca, Stati Uniti ed infine al decimo posto Taiwan. E l’Italia? Per individuare il Belpaese bisogna scorrere il dito fino al 50° posto, con una perdita di due posizioni rispetto all’anno precedente in cui la penisola italica si attestava al 48° posto. La carenza di un efficiente comparto normativo, la debolezza dello sviluppo delle infrastrutture, uno scarso sistema di innovazione e una carente qualità educativa sulle competenze sono tra i fattori che dipingono la situazione del ritardo italiano.

La classifica si basa sulle capacità, che i paesi presi in esame, hanno di utilizzare l’offerta del mondo digitale. Nello specifico si è guardato: alle infrastrutture delle ICT, ai costi di accesso e alle competenze d’uso; alla diffusione e uso delle ICT tra i governi le imprese e gli individui; all’ambiente imprenditoriale e all’innovazione, ed al quadro politico e normativo; ed infine agli impatti economici e sociali provenienti dalle ICT.

Il dato significativo rimane comunque  quello che: “le politiche nazionali in alcune economie in via di sviluppo non riescono a tradurre gli investimenti ICT in vantaggi tangibili in termini di competitività, di sviluppo e di occupazione. Questo in aggiunta al profondo divario digitale che già esiste tra le economie avanzate e in via di sviluppo in materia di accesso alle infrastrutture digitali e dei contenuti”.

Fonte immagine: http://blogs.cisco.com/

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