Un anno senza Pier Mario Morosini
di Cristiano Checchi
Un anno senza Moro. Era il 14 aprile del 2012, era un classico sabato pomeriggio di Serie B, il Livorno di Pier Mario Morisini era impegnato all’Adriatico di Pescara. Il fatale destino per il numero 25 si è compiuto al 31’ del primo tempo, quando un malore se l’è portato via per sempre. E lo ha fatto nel modo meno intimo e privato che c’è, davanti alle telecamere, mostrando a tutti ogni tentativo di fuggire da quel destino quanto mai infame.
Nessuno ha dimenticato il Moro, gli amici più stretti, gli ex compagni e il mondo del calcio tutto, si sono stretti intorno al suo ricordo. A un anno di distanza sono ancora tutti attaccati a quel ragazzo discreto, ma forte, sempre pronto a regalare un sorriso a tutti, proprio lui, a cui la vita in tutti modi aveva cercato di toglierglielo quel sorriso.. La scomparsa dei genitori e del fratello e i problemi da affrontare con la sorella disabile l’avevano reso uomo prima del tempo e proprio per questo, forse, Pier Mario è diventato la persona straordinaria che oggi tutti ricordano.
Il Pescara, per uno strano scherzo del destino di nuovo in campo un sabato pomeriggio (il 13 aprile contro il Siena), ha intitolato la curva ospiti proprio al centrocampista che sul quel campo ha giocato la sua ultima partita; il Vicenza gli ha intitolato invece il centro sportivo. Piccoli gesti che resteranno indelebili per non far scivolare via la memoria del Moro.
Pier Mario aveva 26 anni quando il cuore lo abbandonò. Una morte assurda, ma non nuova nel mondo del calcio, una morte che non trova un perché, se non con la fatalità di un destino amaro. Uno sportivo di quei livelli è associato (anche per i controlli ai quali sono sottoposti) alla perfezione fisica, alla forza e all’invincibilità. Moro, come prima di lui Foè, Puerta, Curi e Taccola, dimostra quanto sia labile il confine tra la vita e la morte. Gli interrogativi restano comunque tanti: si sarebbe salvato con il defibrillatore? Non si sa, probabilmente sì. Questo è solo l’ennesimo intervento a gamba tesa della sfortuna sulla vita di Pier Mario Morisini, morto mentre faceva ciò che lo rendeva felice.