Allarme istruzione. 61 milioni i bambini senza scuola.

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di Emiliana De Santis

Ancora una volta è Save the Children a lanciare il monito con un report, “Mettere fine all’esclusione invisibile”, rilasciato lo scorso 18 aprile. Sempre di più sono i bambini che vanno a scuola, anche nei Paesi africani ed asiatici tradizionalmente in deficit sui tassi di alfabetizzazione, ma il grado di istruzione cui hanno accesso non è adeguato ed è così che, alla fine delle classi primarie, molti tra loro continuano a non saper leggere né far di conto.

Sono 250 milioni i bambini in età scolare, pari al 40 percento del numero globale – su una popolazione di 7 miliardi di individui, 1 su 7 è un bambino – che non frequentano o hanno abbandonato la scuola e di questi circa 130 milioni ci vanno senza tuttavia riuscire ad acquisire le conoscenze e competenze di base. Differenze nell’istruzione oggi, evidenzia la Ong, diventeranno disuguaglianze di opportunità, di reddito, di potere e di ricchezza domani. La scarsa educazione di qualità riguarda soprattutto i paesi più poveri e, anche nei paesi benestanti, le sacche di emarginati che con la crisi vanno aumentando e si traduce in una grave forma di esclusione, che finisce per incanalare questi ragazzi in un circolo vizioso dal quale hanno rarissime vie d’uscita. Macroscopica conseguenza degli inadeguati sistemi educativi è che decine di milioni di bambini saranno per sempre privati di reali opportunità a causa del loro genere, della provenienza geografica e del reddito dei loro genitori. L’indice di Gini, misura del divario esistente tra l’individuo più ricco e più povero di un paese, finirà quindi per essere espressione anche del gap di formazione.

Gli obiettivi del millennio, fissati nel 2000 e la scadenza dei quali sarà fra solo due anni, sembrano sempre più sbiaditi nell’orizzonte della realtà. Progressi ne sono stati fatti ma l’approccio di fondo, quello del voler puntare esclusivamente al numero tralasciando i risultati effettivi, non ha avuto buone conseguenze. In Africa, solo la metà dei bambini riesce ad avere una formazione scolastica di base, persino in uno Stato come il Sud Africa, pur membro a buon diritto dei BRICS, dove la differenza tra gli iscritti alla scuola primaria e quelli che sanno leggere sfiora quasi i 30 punti percentuali. E ci sono paesi in cui si è perfino tornati indietro. L’India ad esempio, in cui negli ultimi cinque anni si è registrato un vistoso calo dell’apprendimento in parte dovuto a un sistema scolastico basato su metodi di memorizzazione e astrazione che poco danno spazio al pensiero e alla sintesi, in parte al periodo di stallo economico e alla scelta di marginalizzazione delle aree rurali. Solo un bambino su due è in grado di capire un testo e solo uno su quattro si destreggia con l’aritmetica, senza contare i tassi di abbandono e le discriminazioni di sesso. “Se un bambino non va a scuola è un’ingiustizia ovvia e una grave forma di esclusione” commenta Valerio Neri, Direttore Generale  di Save the Children Italia. “Ma sono milioni i bambini che pur andando a scuola soffrono perché non hanno una reale possibilità di imparare. Dal momento in cui stiamo definendo i prossimi obiettivi a livello globale, bisogna centrare il focus sulla scolarizzazione e fare in modo che nessun bambino ne venga escluso”.

Eppure il problema non riguarda solo i Paesi in Via di Sviluppo. “Più della metà degli italiani ha difficoltà a comprendere l’informazione scritta e molti anche quella parlata” sottolinea Tullio De Mauro, linguista ed editorialista di Internazionale. De Mauro ne fa una questione di democrazia: la difficoltà a comprendere i testi scritti e parlati rende infatti difficile decifrare i messaggi elettorali oltre che guardare al di là del proprio naso nell’analisi delle reali necessità del Paese. Un voto non consapevole diventa quindi un voto sprecato. Ed è per questo che Save the Children Italia aderisce a una settimana di mobilitazione che partirà oggi per durare fino al 27 aprile, la Global Action Week, durante la quale si attiverà grazie a studenti e insegnanti una campagna di promozione e sensibilizzazione al problema del diritto all’educazione. Il messaggio sarà “Every Child needs a Teacher”.

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