La sparatoria a Palazzo Chigi e il rischio di strumentalizzazione
di Fabio Grandinetti
Sono le 11:40 circa di domenica 28 aprile quando in Piazza Colonna a Roma Luigi Preiti esplode sei colpi dalla sua beretta calibro 7.65 contro il brigadiere Giuseppe Giangrande e l’appuntato Francesco Negri. Il primo, colpito al collo, è tuttora in prognosi riservata con un danno midollare importante alla colonna cervicale, mentre il secondo è già stato operato per una ferita ad una gamba ed è fuori pericolo. La dinamica della sparatoria è ben nota alle cronache: l’uomo si avvicina al fermo delle forze dell’ordine posizionato tra Montecitorio e Palazzo Chigi, e dopo aver gridato «sparatemi!» apre il fuoco verso i militari ferendo anche una passante, prima di essere immobilizzato tra le urla della folla presente in zona. Un episodio degno delle stragi americane, ma se negli Stati Uniti teatro dei massacri sono spesso scuole, caffetterie o cinema, in Italia l’obiettivo della violenza ingiustificata ha un volto ben preciso.
«Puntavo ai politici, l’ho deciso 20 giorni fa» ha confessato dopo l’arresto Luigi Preiti, il 49enne originario di Rosarno, tornato da due anni in Calabria dopo aver vissuto per molti anni in Piemonte. Muratore e padre di un figlio di 11 anni, Preiti era caduto in depressione dopo il fallimento del suo matrimonio e dopo aver perso il lavoro. Il fratello Arcangelo non ha saputo spiegare ai giornalisti i motivi del gesto: «un ragazzo in gamba e intelligente, non è uno squilibrato, non ha mai sofferto di patologie psichiatriche». La precisazione è pertinente, dato che nei minuti immediatamente successivi all’episodio si sono sprecate le definizioni più disparate: un pazzo, un folle, uno squilibrato, un disperato, ma anche un uomo freddo e lucido. Sulla lucidità sorge spontaneo qualche dubbio, dato che di lì a poco a Palazzo Chigi sarebbero arrivati i neo ministri, i quali poco prima avevano raggiunto il Quirinale, in molti senza scorta. Ma l’imprecisione della notizia da “ultim’ora” è più che comprensibile e la straordinarietà dell’evento esigeva una immediata quanto approssimativa ricostruzione.
Decisamente meno giustificabile è stata, al contrario, la pronta strumentalizzazione politica. «Un pazzo spara ma in quella zona troppi hanno alimentato un clima di violenza. Non minimizzare. La violenza ha padri noti» ha scritto Maurizio Gasparri su Twitter. Il sindaco Alemanno ha commentato così: «È il gesto di un pazzo e di uno squilibrato ma non ci dobbiamo stupire quando si inveisce continuamente contro il “Palazzo”, come se fosse da abbattere». «Chi semina vento raccoglie tempesta» sono state invece le parole di Ignazio La Russa. Il riferimento, neanche troppo velato, è al M5S che con sintomatica tempestività, quasi a ripulire la propria coscienza, aveva anticipato tutti con una nota congiunta di Roberta Lombardi e Vito Crimi: «A nome di tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle esprimiamo la nostra ferma condanna per il folle gesto di violenza perpetrato poco fa […] La democrazia non accetta violenza».
In casi simili il buon senso richiede tempo e riflessione per esprimere un giudizio, a maggior ragione quando una profonda emergenza sociale si confonde in maniera tanto drammatica a intime e tragiche debolezze umane. I moniti ad abbassare i toni sono sempre ben accetti, e il clima di odio di cui si nutrono certe parti politiche è inaccettabile. Ma la scaltrezza di chi da un lato santifica le forze dell’ordine e il loro eroico sacrificio, mentre dall’altro fa uso politico, e quindi personale, del dolore degli uomini e delle famiglie coinvolte, e della disperazione di larghe fasce della società italiana è di difficile sopportazione.
Infatti stiamo parlando di:
Maurizio Gasparri: che 8 giorni fa aveva mostrato il dito medio ai manifestanti pro-Rodotà.
Gianni Alemanno:
1)che ha assunto in ATAC l’ ex terrorista dei Nar Francesco Bianco
2)che negli anni 70 tirava molotov contro le ambasciate ( e contro i poliziotti )
http://www.maciste.it/media_utente/u1015/1019813/blog/n_1294235728_alemanno.jpg
Ignazio La Russa: ignobile esserino del quale tutti conosciamo la levatura morale.
Gente del genere andrebbe cacciata dal parlamento con ignominia.
Persone che prendono le parti delle forze dell’ordine solo per difendere i loro sordidi interessi economici .
Strumentalzzare eventi come questi è fin troppo facile e politicamente scorretto ma che negli ultimi dieci anni si siano costruiti luoghi comuni è altrettanto vero. Sono un dipendente pubblico e lo dico perchè purtroppo la stessa immagine negativa con cui oggi si descrive la politica viene usata per la pubblica amministrazione dove per esempio, anche a Perugia, ha prodotto delle vitime con le due uccisioni presso il palazzo della Regione.Alcune forze che oggi si “disperano”in queste circostanze non hanno esitato in passato a delegittimare la politica e la Pubblica Amministrazione.
Il gesto criminale di un disperato non ci impedirà di dire la verità su questo sciagurato inciucio governativo, ben consapevoli che la deprecabile e penosa follia che serpeggia in Italia non è alimentata dalle parole, come vorrebbero farci credere psicologi sociali esibiti ad arte, ma dai fatti
Qui deve intervenire d’urgenza l’imparziale capo dello stato e mettere fine a queste commercio di notizie che insinuano delle responsabilità al M5S che rappresenta circa 9 milioni di elettori. E’ un modo non democratico per costringere al silenzio il M5S