L’addio al calcio di Paul Scholes, una vita per il Manchester United

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Un po’ come il Milan dello scorso anno, il Manchester United sta chiudendo un’epoca in questo mese di maggio, per un 2013 storico e un po’ malinconico per il club inglese.

Una settimana fa l’annuncio di Alex Ferguson che lascia la panchina dei Red Devils dopo 27 anni che hanno portato lui e la società a diventare il club più famoso del mondo, secondi forse solo al Real Madrid, più del Milan che è la squadra più titolata al mondo come numero di titoli internazionali vinti, più del Barcellona che è il club più vincente degli ultimi dieci anni; ieri Ferguson, dunque, oggi anche Paul Scholes decide di ritirarsi e di appendere al fatidico chiodo i suoi scarpini. Già, Paul Scholes, The Silent Hero, l’eroe silenzioso; classe 1974, nato, cresciuto, vissuto nel Manchester United, altro che seconda pelle, per il rosso dei rossi la casacca dei Red Devils è stata l’unica di pelle. Dal 1994 al 2013, 499 presenze con 108 reti all’attivo, non poche per un centrocampista di contenimento. Scholes è stato per 19 anni il fulcro del centrocampo del Manchester: non molto alto (170 centimetri per 71 kg, insomma non adatto per fare il modello), fisico asciutto, doti di inserimento, di interdizione ma anche una discreta visione di gioco oltre ad una conclusione dalla distanza che non poche volte ha tolto le castagne dal fuoco alla squadra, come nella semifinale di ritorno di Coppa dei Campioni del 2007-2008, quando proprio un bolide di Scholes permise allo United di battere il Barcellona e volare a Mosca per vincere il derby inglese contro il Chelsea.

Con la Premier vinta quest’anno, Scholes chiude una carriera colma e stracolma di successi: 11 scudetti (1996, 1997, 1999, 2000, 2001, 2003, 2007, 2008, 2009, 2011 e appunto 2013), 3 Coppe d’Inghilterra (1996, 1999, 2004), 7 Supercoppe inglesi (1994,1996, 1997, 2003, 2007, 2008, 2010), 3 coppe di lega (2006, 2009, 2010), oltre ai trofei internazionali: 2 Coppe dei Campioni (1999, 2008) e 2 Coppe Intercontinentali (1999, 2008). Ha raccolto poco con la nazionale, ma si sa che l’Inghilterra, escluso il vittorioso mondiale casalingo del 1966, poco ha combinato nelle rassegne continentali ed intercontinentali. Scholes si è dovuto così accontentare dell’Europeo Under 18, vinto nel 1993 battendo in finale la Turchia, ma si è tolto la soddisfazione di partecipare ai campionati del mondo del 1998 e del 2002, e agli Europei del 2000 e del 2004, anno in cui ha deciso di dire addio alla maglia della propria nazionale.

L’addio di Paul Scholes al calcio giocato priva il campionato inglese di una delle sue bandiere, dei suoi pilastri, nonché dei suoi centrocampisti migliori. Il magico trio Scholes-Lampard-Gerrard, ovvero il riassunto delle parole Manchester United-Chelsea-Liverpool, perde un pezzo, forse quello più grezzo, ma forse anche quello dotato di maggior personalità; non è un caso, infatti, che quando Scholes disse addio al calcio nell’estate del 2011 fu implorato e alla fine convinto da Alex Ferguson a tornare in campo per portare cuore e grinta alla squadra: Scholes tornò nel gennaio del 2012 per giocare ancora un anno e mezzo, per imprimere ancora nel cuore e nella testa dei tifosi che quella testa rossa non era forse rossa per caso.

Marco Milan

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