Italia, quando la ragionevolezza lascia il posto alla sconsideratezza

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di Francesco Galati

Ebbene questo credo sia il modo più carino (e educato) per raccontare in nove parole gli ultimi sessant’anni di questo paese.

Ci troviamo nella sezione economica di questo settimanale ma non è difficile capire come economia e politica vadano sempre più analizzate in maniera dicotomica, quindi se è vero che la politica influenza l’economia e che l’economia influenza la politica, i nostri politici hanno bisogno di un ripasso (…).

Questo cappello è necessario pur senza entrare nel merito delle oramai innumerabili scelte dettate da non si sa bene quali criteri, se non quelli dell’interesse personale o del clientelismo più sfacciato.

Da decenni l’interesse privato è prevalso su quello pubblico e il lassismo della classe dirigente del nostro paese ci ha inevitabilmente portato a subire la crisi in maniera più aspra, i nostri politici che sono addirittura arrivati a negare l’effettiva della crisi stessa non hanno fatto altro che rimandare gli impegni fino a che l’Europa non ci ha richiamato all’ordine “imponendoci” l’esecutivo Monti che ha approvato numerose riforme lacrime e sangue.

Questo è stato forse il primo tentativo di riportare all’ordine il nostro paese, benché le operazioni fossero chiaramente indirizzate dall’Europa.

Il governo Letta ha ora l’opportunità di ridare fiducia al nostro Paese visto l’appoggio bi-partisan che potenzialmente può rappresentare l’occasione di rinnovare le leggi e come conseguenza rimpastare la nostra classe dirigente, non si può dimenticare che i dati della crescita e dell’occupazione e del grado di fiducia sono tutt’altro che di buon auspicio.

Peccato che questo governo sta perdendo la chance di fermare l’aumento dell’ IVA che passerà dal 21 al 22% dopo l’aumento di un punto percentuale che è avvenuto durante il governo Monti, questa è una misura che di solito viene utilizzata per fare cassa, il problema è che gli aumenti IVA vanno inevitabilmente a gravare sulle famiglie, ma non solo, questo porta all’inevitabile calo dei consumi in situazioni congiunturali e quindi alla potenziale chiusura di altri esercizi commerciali, nel 2012 circa 150.000 negozi hanno chiuso i battenti.

Speriamo che effettivamente questo esecutivo possa aiutarci a rinnovare il futuro e a ritrovare la fiducia che in molti, soprattutto tra i giovani (disoccupazione giovanile oltre il 38%), hanno perso.

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