Istruzione. Il ministro annuncia le novità del prossimo triennio
di Emiliana De Santis
In un’audizione a commissioni riunite, il neoministro Maria Chiara Carrozza ha annunciato le linee programmatiche del suo operato. Il piano, che ha come orizzonte temporale il 2014 – 2017, si basa su credibilità, trasparenza e coesione, i tre principi che informeranno l’azione del Dicastero dell’Università e della Ricerca su tutti i fronti: scuola, università, ricerca, edilizia e assunzioni.
“Se da una parte l’istruzione è motore per le democrazie moderne, dobbiamo ricordare che la conoscenza rende liberi e la ricerca scientifica permette un miglioramento della qualità della vita” ha esordito il ministro. Ha chiarito che non si tratterà di stravolgere nuovamente il settore: la sua azione si inserirà nel solco della riforma Gelmini che verrà in alcuni punti corretta, alleggerita, così da essere meno macchinosa, più efficiente e rispondente alle esigenze di una società che evolve costantemente. Nella lunga premessa davanti a onorevoli e senatori, l’ex rettore del Sant’Anna di Pisa, ha chiarito infatti che l’istruzione, di ogni grado e contenuto, è fondamentale per affrontare la sfida della disoccupazione giovanile. È necessario quindi liberare le risorse e soprattutto pianificare le strategie su un orizzonte temporale di medio – lungo periodo così che quanto finora è stato previsto – digitalizzazione, autonomia degli istituti secondari, sistemi di valutazione e ricambio generazionale – possa essere attuato senza indugio. Punta su sburocratizzazione e internazionalizzazione, ma anche su una corretta gestione finanziaria e sulla capacità del Governo di porsi come autentico interlocutore di un sistema che, nella pur necessaria decentralizzazione ex art.117 della Costituzione, deve ritrovare unità di forze e di intenti.
Prima di tutto la revisione dei piani didattici in conformità con l’ammodernamento dei metodi e delle materie e per questo assunzioni nel prossimo triennio tramite una serie di concorsi che permetteranno la contemporanea stabilizzazione dei precari e l’ingresso di nuove risorse. La linea guida non sarà più il blocco del turn over, che vincola al mero rispetto di un tetto numerico, ma il più attuale vincolo di spesa così da spingere istituti ed atenei a una migliore utilizzazione delle risorse piuttosto che allo stop delle assunzioni. Si cercherà inoltre di reperire fondi per poter aumentare gli stipendi. Quindi una deroga alla riforma Fornero per permettere al personale che ha maturato i requisiti previgenti nell’anno scolastico 2011/2012 di andare in pensione nell’anno scolastico successivo, secondo quanto stabilito dalla precedente normativa. Sempre in riferimento al personale, il ministro ha parlato di “valutazione” ma non di “giudizio o punizione”: sarà avviato un sistema di esame delle prestazioni professionali collegato ad una progressione di carriera e svincolato dalla mera anzianità di servizio. Questo per dare il giusto riconoscimento ai docenti meritevoli costruendo un vero e proprio cursus professionale basato sul merito, sia per un miglioramento complessivo del sistema anche mediante un approfondimento concreto del rapporto tra qualità degli apprendimenti e sviluppo della qualità dell’insegnamento.
Alle scuole più autonomia. È già dal 2007 che gli istituti hanno a disposizione un budget per le spese ordinarie che, previsto inizialmente in circa 20 euro a studente, si è poi ridotto negli anni fino ad arrivare agli attuali 8. Nuovi appalti nelle forniture e nelle pulizie scolastiche, la cui determinazione farà capo ad una singola centralizzata unità, permetteranno di far risalire questa quota fino a 20 – 25 euro. Idem per le Università che, adeguatamente finanziate, devono essere messe nelle condizioni di esercitare una vera autonomia responsabile. Autonomia e responsabilità richiedono la massima trasparenza dei bilanci, controlli puntuali da parte degli organi a ciò deputati, a fronte dei quali deve essere garantita una maggiore flessibilità nelle scelte degli atenei. Ed è per questo che sarà operata una seria riflessione sul ruolo dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di valutazione del Sistema Universitario) la cui attività dovrà orientarsi esclusivamente alla proposta di metodi valutativi, in grado di tradurre le strategie e gli obiettivi definiti dal Governo, valorizzando attraverso la valutazione ex post la capacità delle istituzioni al perseguimento degli stessi nell’ambito, appunto, di una rinnovata consapevolezza.
Tasto non poco dolente quello dell’edilizia scolastica che, alla luce degli ultimi fatti, ha bisogno estremo ed urgente non solo di risorse ma soprattutto di un piano che permetta di impiegarle efficientemente. A questo proposito, il ministro ha dichiarato: “Stiamo per avviare un approfondimento con importanti istituzioni finanziarie internazionali (la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca di Sviluppo del Consiglio di Europa) per verificare la possibilità di un intervento straordinario di queste due istituzioni”. L’idea è quella di introdurre un Fondo unico per l’edilizia scolastica come canale esclusivo di finanziamento per assicurare un corretto monitoraggio e una migliore valutazione di tempi e metodi. È solo rendendo gli istituti dei posti sicuri che potranno infatti essere messe in campo delle serie strategie di prolungamento dell’orario e di riorganizzazione dello studio per migliorare la qualità dell’apprendimento con nuovi e creativi metodi che stimolino la riflessione critica e il dibattito, allo stesso tempo riducendo la grave piaga della dispersione scolastica.
Infine il ministro si è concentrato su università e ricerca, parlando per le prime di un Fondo: “L’investimento in formazione e ricerca è fatto di costi fissi e di risorse variabili adeguate rispetto agli obiettivi. Per queste ragioni, ritengo improcrastinabile un intervento di ripristino dei 300 milioni di euro a valere sul FFO delle Università statali a partire dal 2013. Tale importo potrebbe essere in larga parte attribuito non su base storica ma come quota premiale, indirizzato esclusivamente a migliorare la vita degli studenti e la loro mobilità geografica (per servizi e strutture a loro dedicate come le residenze universitarie e le biblioteche)”. Per la ricerca ha chiarito invece che sarà attivato un Piano straordinario nazionale di reclutamento. In termini pratici questo “si configura come l’estensione a una nuova categoria (i candidati attivi in Italia) del Programma per giovani ricercatori Rita Levi Montalcini” riservato solo studiosi attivi all’estero. “Accanto a tale intervento di reclutamento dei ricercatori – ha aggiunto il ministro – è necessario rifinanziare la seconda parte del piano straordinario per il reclutamento di professori associati della durata di sei anni previsto dalla legge 240/10 ma finanziato solo per i primi tre anni”.
Resta a questo punto da capire dove saranno reperiti i soldi, come gestire i processi valutativi ma soprattutto come saranno gestite assunzioni e stabilizzazioni del personale. È questa la vera sfida del ministro e del Governo tutto.
Carissimo Ministro,
dopo aver letto il suo programma, mi sono posta alcune domande: ” Perché sprecare tanti soldi per nuovi concorsi, se già noi, insegnanti precarie, abbiamo alle nostre spalle un gran numero di concorsi superati? Non sarebbe più saggio assorbire tutto questo precariato , attingendo direttamente dalle graduatorie ad esaurimento?” Inoltre le chiedo:” Quali risultati ha dato nella scuola primaria, la soppressione del modulo con l’inserimento dell’insegnante prevalente?” In questi anni, io ho assistito solo al soffocamento di alcune discipline che avevano la loro valenza , rispetto ad altre altrettanto importanti.Infine, per non annoiarla, chiudo chiedendole un’ultima cosa:” Come mai quest’anno, noi precari della regione Puglia che abbiamo aderito al progetto” Diritti a scuola ” non è stato assegnato il punteggio come negli anni precedenti?” La ringrazio e La saluto per La sua cortese attenzione e Le auguro buon lavoro. Fernanda Bavone Paiano