Rispetto per i diritti delle persone Lgbti. Amnesty International chiede giustizia per Noxolo Nogwaza

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di Sabrina Ferri

Noxolo Nogwaza era una giovane donna che, con tenacia e senza “veli”, aveva scelto di mostrare apertamente il suo orientamento sessuale. Voleva sentirsi libera, avrebbe forse voluto poter vivere in una comunità in grado di capire, di accettare, di andare oltre determinati stereotipi. Da tempo Noxolo si batteva per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti). Finché, nel 2011, ha dovuto pagare con la vita il coraggio di manifestare senza timori da donna lesbica in un paese, il Sudafrica, dove ancora numerosi sono i crimini mossi esclusivamente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere.

Noxolo è stata brutalmente stuprata, picchiata e accoltellata ed il suo corpo abbandonato poi in un canale di scolo, quasi fosse immondizia, un oggetto senza alcun valore.

Oggi, a due anni dal terribile accaduto, Noxolo non ha ancora avuto giustizia e i suoi aggressori sono in libertà.

In occasione del Palermo Pride, tenutosi lo scorso sabato 22 giugno, l’organizzazione umanitaria Amnesty International ha chiesto nuovamente giustizia per Noxolo, promuovendo un appello on line, e manifestando allo stesso tempo per porre fine alle discriminazioni e alle violazioni dei diritti umani contro le persone Lgbti.

Attualmente la situazione drammatica che emerge e che è stata resa nota dal rapporto di Amnesty International 2013 mette in evidenza come in ben 78 paesi l’omosessualità sia considerata reato. Inoltre in 7 di questi paesi (Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Yemen, negli stati della federazione della Nigeria e nelle zone meridionali della Somalia) i rapporti tra persone dello stesso sesso sono puniti con la pena di morte.

Ma anche l’Europa non è esente da gravi violazioni dei diritti delle persone Lgbti. In paesi come la Bielorussia, la Georgia, la Lituania, la Macedonia, la Serbia, l’Ucraina, la Moldavia e la Russia a queste persone viene addirittura negato il diritto alla libertà di espressione, riunione e manifestazione in pubblico. In Russia la propaganda dell’omosessualità tra i minori e delle relazioni non tradizionali è punita con multe esorbitanti.

E nel nostro paese? In Italia atti discriminatori e violenti vengono spesso registrati nei confronti di persone Lgbti. Talvolta le vittime sono giovani estremamente sensibili che, sentendosi diversi a causa delle prese in giro magari dei compagni di classe, scelgono di togliersi la vita pur di non dover continuare a soffrire per la loro “diversità”.

Attualmente, purtroppo, in Italia, la mancanza di una legislazione penale antidiscriminazione che contempli l’omofobia, la transfobia e la lesbofobia tra le possibili cause di discriminazione ha favorito l’aumento di intolleranza e discriminazione. Le richieste dei provvedimenti legislativi e delle misure necessarie a combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti in Italia fanno parte dell’Agenda in 10 punti che Amnesty International ha sottoposto in vista delle ultime elezioni politiche a tutti i candidati e ai leader delle forze politiche in lizza, lanciando la campagna “Ricordati che devi rispondere”.

L’Agenda è stata sottoscritta da 440 candidati, di cui 117 sono stati poi eletti al parlamento.

Si spera che questo possa essere il punto di partenza verso un mondo dove tutti possano godere dei medesimi diritti, senza alcuna forma di discriminazione. In fondo l’amore non conosce limiti e lo stesso amore che può esserci tra un uomo e una donna, può esserci anche tra persone dello stesso sesso.

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