Addio a Stefano Borgonovo, campione e simbolo della lotta alla SLA
Se n’è andato in punta piedi, poche ore prima della semifinale di Confederetion’s Cup tra Italia e Spagna, l’evento del giorno che rapisce tutte le prime pagine dei giornali, lasciando poco spazio al resto.
Eppure la scomparsa di Stefano Borgonovo ridisegna i titoli e le gerarchie delle notizie, perchè è un pugno nello stomaco degli sportivi e di tutti quelli che si erano appassionati alla sua triste storia. Stefano era malato di SLA (sclerosi laterale amiotrofica) dal 2005, e dal 2008 aveva deciso di rendere pubblico il suo stato fisico, di far sapere a tutti quanto fosse vile e spietata questa malattia che lui, con ironia e baldanza, definiva la stronza. Stefano ha lottato contro l’avanzare del male, contro i suoi stessi muscoli che hanno pian piano smesso di rispondere; ha dato vita ad una fondazione contro questo tremendo cancro, ha organizzato partite ed eventi benefici, pur sapendo che a lui nulla avrebbe potuto ormai aiutarlo a sopravvivere, ma avrebbe potuto aiutare altri in futuro. E’ stato un esempio di forza e di coraggio, perchè non si è vergognato del suo stato e del suo calvario, non si è chiuso nel suo dolore, ha anzi dato forza a quanti non si sono mai capacitati di quanto stesse accadendo, alla sua famiglia, alla moglie Chantal, ma anche agli ex compagni ed amici del pallone a cui Stefano chiedeva di non piangere ma di andarlo a trovare per parlare di calcio. Ha scritto anche un libro (“Attaccante Nato“, edito da Rizzoli) assieme ad Alessandro Alciato, giornalista di Sky Sport, per rimarcare ancora di più il suo impegno e la sua volontà di condividere, di appassionare, di sensibilizzare.
E’ stato un discreto centravanti Borgonovo, un exploit nella Fiorentina nella stagione 88-89 quando mise a segno 14 gol in 30 partite formando con Roberto Baggio, suo amico dentro e fuori dal campo, una coppia che a Firenze rimpiangono ancora oggi; poi una stagione al Milan con poche presenze ed una rete che nella storia rossonera è stampata a caratteri cubitali: quella a Monaco di Baviera nei tempi supplementari che fu il lascia passare per la finale poi vinta dal Milan a Vienna nel maggio del 1990 contro il Benfica. Quindi un lento declino e la carriera di allenatore chiusa ancor prima di essere iniziata, colpa della SLA che costrinse Stefano nel 2005 ad abbandonare il campo per curarsi.
La morte di Stefano Borgonovo obbliga il mondo del calcio a ricordare quante vittime ha provocato questa malattia nel corso degli anni, dall’ex capitano del Genoa Gianluca Signorini, a quello dell’Avellino Adriano Lombardi, fino ad arrivare ai meno conosciuti Lauro Minghelli (ex Arezzo in serie C) ed Albano Canazza (una manciata di presenze in serie A col Como ad inizio anni ’80). Le cause di questo male sono ancora ignote, così come le cure, così come misteriosa è la notevole incidenza che il morbo ha sugli ex calciatori, troppo alta se si fa una semplice proporzione con quella sulla normale popolazione. Di tutto questo si occupano da anni la magistratura e la ricerca medica, Borgonovo nel suo piccolo ha provato a ridicolizzarla, a farle capire che lui non aveva paura, che lei, la stronza, poteva prendersi i suoi muscoli ma non il suo sorriso.
Marco Milan