Moto GP: in Olanda riparte la leggenda di Valentino Rossi e va in scena il miracolo di Lorenzo

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Eravamo fermi al Gran Premio della Malesia del 2010, ora possiamo riaprire il libro della leggenda di Valentino Rossi aggiungendo un nuovo capitolo, il numero 106: Assen (Olanda) 2013.

Più di una vittoria, molto più dei 25 punti aggiunti alla sua classifica, il successo di sabato in Olanda fa riscoprire al mondo dei motori, allo sport italiano, un campione che per oltre due anni aveva riposto i gradi di capitano e le gesta del guerriero in un cassetto. Le due stagioni orribili in Ducati, la scelta di tornare alla Yamaha con la consapevolezza che il team giapponese avrebbe avuto un occhio di riguardo per Jorge Lorenzo, fresco campione del mondo e pilota più giovane e ovviamente in ascesa rispetto a Rossi, nove volte iridato ma con 34 primavere ormai sul groppne. Non pretendeva il mondiale al primo colpo, Valentino chiedeva di tornare competitivo, di battagliare ancora coi primi, di leggere negli occhi degli avversari il timore di vederselo davanti e non solo il rispetto del campione che fu. Rossi ha fatto il padrone ad Assen, ha scavalcato Crutchlow e Pedrosa dopo poche battute, ha fatto capire allo stesso Dani e poi a Marquez che era meglio lasciar perdere tentativi di attacchi o sorpassi, perchè quella gara era sua, 105 vittorie non bastavano più, era ora di aggiornare lo score, di togliere ragnatele e polvere alla bacheca, di irrompere sul gradino più alto del podio come un tuono improvviso di notte. Ce l’ha fatta il pilota di Tavullia, quasi incredulo a fine gara, come fosse stata la prima vittoria in carriera. Non basterà per rivincere il mondiale, perchè Rossi è sempre quinto in classifica e perchè il distacco da Pedrosa e Lorenzo è sempre ampio, ma questo Valentino, con questa grinta, con questa fame e finalmente con questa moto può dire ancora la sua. Voto 10 alla leggenda, alla storia.

E voto 10 al miracolo di Jorge Lorenzo. Un quinto posto di solito non viene salutato con enfasi da un campione del mondo in carica, ma il risultato olandese del pilota maiorchino è da considerarsi stratosferico, epico, stoico, se la mente va a 48 ore precedenti la disputa della gara, quando cioè Lorenzo è decollato in prova planando bruscamente a terra e riportando la frattura (frattura!) della clavicola destra che, per inciso, è quella su cui poggia tutto il corpo quando si è in staccata e si effettua la curva. Lorenzo è stato operato venerdì’ e solo un giorno dopo era già sulla griglia di partenza, pronto a correre e a difendere il titolo mondiale. E’ giunto quinto, un risultato impensabile e che rende piccolo piccolo il quarto posto di Pedrosa che guadagna in classifica e allunga al comando della graduatoria, ma becca una mazzata terrificante sotto il profilo psicologico, mentre Lorenzo acquista palate di autostima, riducendo a molto meno dei 9 punti effettivi il ritardo da Pedrosa.

Bene Marquez, secondo dietro all’imprendibile Rossi, e sempre più maturo; sembra davvero di rivedere nel piccolo pilota spagnolo un Valentino in miniatura, il Valentino di una quindicina d’anni fa. Male, molto male, invece, la Ducati: Hayden e Dovizioso battagliano intorno alla decima posizione, e battagliare è un complimento che ben poco c’entra con il lento ritmo offerto dalle moto di Borgo Panigale. Triste vederle arrancare così, ancora più triste pensare che negli ultimi tre anni la Ducati ha sempre gli stessi problemi, le stesse difficoltà, gli stessi limiti. Dalle lamentele di Valentino Rossi a quelle di Andrea Dovizioso, medesime sinfonie, soliti risultati, come a dire cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa.

Fra quindici giorni tutti in Germania. Ancora due settimane e sarà di nuovo MotoGP.

Marco Milan

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