Wimbledon. Dopo 77 anni Murray riporta la coppa in Gran Bretagna

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di Francesco Galati

Si è disputata ieri la finale del championship, probabilmente il più fascinoso tra gli Slam, quello che si gioca sull’erba, il più nobile dei manti per quel che riguarda il tennis.

Il torneo di quest’anno è stato molto particolare, caratterizzato da inaspettati colpi di scena come le uscite nei primi turni di due big come Rafael Nadal e Roger Federer, così come nel femminile molte star sono uscite a sorpresa.

La differenza sta nel fatto che la finale femminile è stata disputata da due giocatrici della top 50 mentre quella ATP dai numeri 1 e 2 del mondo.

Novak Djokovic, il numero 1, ha giocato una partita sottotono, vittima di un cambio scarpe (i tacchetti laterali sono stati ritenuti illegali, dopo quasi 15 giorni di torneo) e di un tennis ben lontano dagli standard cui ci aveva abituato, soprattutto durante il 2011.

Andy Murray per contro ha giocato un tennis spaziale, un tennis dove tutto è possibile, recuperi, attacchi e colpi incredibili sono sembrati lo standard della partita, probabilmente la carica del Centrale ha reso Murray imbattibile nella memorabile giornata di ieri e che, i bookmakers scommettono, a breve andrà chiamato Sir Andy Murray.

Il match è stato a senso unico, tre set a zero per lo scozzese che chiude con un parziale di 6-4 7-5 6-4, come detto il merito va ad Andy, così come al Centrale che lo ha sostenuto. Col consueto aplomb inglese, Murray, dopo settantasette anni, riporta così nella bacheca di un britannico il prestigioso trofeo, il predecessore è un certo Fred Perry.

Certamente il match è sempre apparso nelle mani dello scozzese, merito di una partita studiata sin nei minimi particolari, che l’ha visto tremare solamente quando il leone serbo è riuscito a ruggire.
Murray quattro volte al servizio per il punto della gloria si è visto rispondere dal Djokovic di cui parlavamo prima, dal campione che trasforma rabbia e difficoltà in colpi letali, tuttavia Nole è stato costretto ad arrendersi al Centrale dell’All England Club e all’avversario di sempre Andy Murray (terza finale slam di fila tra i due), complici gli oltre trenta errori non forzati di cui si è macchiato nel corso del match.

E’ bastata una prima di servizio per conquistare il punto del torneo, quello che ha riportato indietro a settantasette anni fa la memoria del tennis britannico, Murray è giustamente esploso in una gioia incontenibile con relativa corsa sugli spalti per salutare e ringraziare il box tecnico. Il neo campione si è detto molto stressato dal torneo, non si fatica a crederlo pensando alla pressione alla quale è stato sottoposto, specialmente in questa sfida finale che lo ha portato a riscrivere la storia.

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