Ciclismo: Tour de France, Froome domina l’edizione del centenario ma il futuro è di Quintana
Il Tour de France del centenario va in archivio con la vittoria finale di Chris Froome. Un successo mai messo in discussione per il britannico della Sky – alla prima affermazione in una grande corsa a tappe dopo il secondo posto nella Grand Boucle dello scorso anno e quello alla Vuelta nel 2011 – che si è dimostrato il più forte sia in salita, sia a cronometro.
IL VINCITORE- I distacchi inflitti agli avversari lo testimoniano: al secondo posto distanziato di 5’03’’ troviamo Mario Quintana, l’autentica sorpresa di questa edizione della corsa francese e al terzo Joaquim “Purito” Rodriguez che chiude a 5’47’’ dal vincitore raccogliendo il terzo podio nelle grandi corse a tappe dopo il secondo posto al Giro d’Italia dell’anno passato e il terzo alla Vuelta sempre nel 2012. Froome chiude anche con tre successi di tappa all’attivo (due in salita e uno a cronometro) e alcune polemiche sulle sue prestazioni in salita definite al limite della fisiologia umana , come quella sul Mont Ventoux dove per arrivare in vetta ha impiegato meno tempo del duo – Pantani – Armstrong nel 2000.
LA SORPRESA – Al britannico non è riuscita l’accoppiata con la maglia a pois che se l’è aggiudicata, insieme a qulla bianca di miglior giovane Mario Quintana, grazie al successo di tappa nella penultima frazione con l’arrivo in salita ad Annecy – Semnoz. Come detto il giovanissimo colombiano della Movistar, classe ’93 è stata rivelazione del Tour. Partito per far da gregario a Valverde si è ritrovato capitano dopo la famigerata tappa dei ventagli che ha fatto perdere allo spagnolo oltre 10 minuti e ha colto un inaspettato secondo posto, mettendo in luce qualità da scalatore puro. Dato curioso, Quintana non correva una corsa da tre mesi: per prepararsi al meglio per questo Tour ha scelto l’altura della sua Colombia, una decisone che ha fatto storcere il naso agli scettici, ma che si è rivelata azzeccatissima.
IL FLOP – Il vero deluso della corsa francese è Alberto Contador che sulle Alpi è crollato, perdendo il podio che sembrava a portata di mano e concludendo la corsa al quarto posto a 7’10’’ dalla maglia gialla. Lo spagnolo, dopo il rientro dalla squalifica per doping non è più quel killer che ammazzava le corse con una facilità irrisoria ed h sempre patito la maggior freschezza di Froome quando la strada è iniziava a salire. A rimanere intatto, il suo spirito battagliero: quando ho avuto un briciolo di energia nella gambe ha sempre cercato di mettere in difficoltà Froome non solo in salita ma anche in discesa e pianura. Se il Tour è stato incerto per nelle prime due settimane, è soprattutto merito suo.
ITALIA – L’Italia salva il bilancio grazie alla vittoria di Matteo Trentin nella 14° tappa con arrivo a Lione che ha riportato sul podio più alto i nostri colori dopo tre anni di digiuno. La giovane promessa Moreno Moser si è messo in luce nella tappa più dura, quella della doppia scalata all’Alpe d’Huez, centrando un buon terzo posto se consideriamo che il corridore trentino era alla sua prima partecipazione alla corsa più importante al mondo. Deludenti tutti gli altri, basti pensare che il migliore azzurro in classifica generale è Davide Malacarne che ha chiuso al 48° posto con un ritardo superiore all’ora. Evanescente Cunego che non ha mai trovato il guizzo giusto e ha chiuso il Tour nell’anonimato come un gregario qualunque. A questo punto la partecipazione di Nibali all’edizione del prossimo anno diventa obbligata.
di Giuliano Corridori