Roger Federer. Anche il Re assapora dolore e delusioni
Il 2013 è stato un anno molto difficile per un giocatore che, senza correre il rischio di esagerare, potremmo già definire una leggenda. Stiamo parlando di Roger Federer.
Molte chiacchiere hanno accompagnato gli ultimi due-tre anni di carriera di Re Roger, più volte era stato dato per finito ma poi grazie al solito mix di classe ed aplomb, il Re era tornato a conquistare altri trofei importanti, dal 2003 al 2012 ben diciassette (17) titoli nei tornei Slam. E’ per questo motivo che uscire da tornei Major, ma sopratutto dai tornei minori come Amburgo e Gaastad, ha fatto vuotare il sacco a un giocatore che, pur di non svilire le vittorie altrui, rispondeva piccato a chi gli chiedeva se stesse giocando con dolori di ogni sorta, dimostrazione che la prima regola per saper vincere sta nel saper perdere.
Federer ha deciso in questo luglio di fare una cosa che non faceva da anni, nella pausa tra Wimbledon e gli U.S. Open andare a giocare i tornei sulla terra rossa di Amburgo (atp 500) e di Gstaad (250), per provare la nuova racchetta Wilson con piatto corde da 98 pollici, prima 90 e che prima ancora era agli inizi da 85, difficile da controllare ma letale nelle sue mani.
Ebbene il cambio racchetta, il ritorno a giocare tanti tornei in un anno (nel tentativo di rimanere tra i primi 8 al mondo), l’unico trofeo vinto ad Halle in questo 2013 e le due brucianti sconfitte nei sopracitati tornei hanno portato il Re a raccontare una parte della sua carriera che aveva sempre voluto celare al pubblico, un po’ per rispetto degli avversari un po’ per esorcizzare il pericolo degli infortuni.
E’ inutile nascondersi, 32 anni per un atleta non sono pochi, per un tennista sono già parecchi, si perché il tennis è uno sport duro e di sacrificio, dove non bastano fisico e tecnica, è la testa a contare, spesso più di ogni altra cosa.
Federer ha dovuto ammettere che ha dei problemi alla schiena, problemi che gli impediscono di giocare il suo miglior tennis, che gli impediscono di battere quasi tutti come faceva anche solo due anni fa, che non gli permettono di muoversi sul campo con quella leggerezza che lo ha reso grande e al contempo meraviglioso da veder giocare.
Forse per i fan di Roger la speranza di vederlo ancora trionfare è viva, così come per ammissione dello stesso, lo stimolo per continuare a giocare è cercare sempre il trionfo, sfidando tutti gli avversari, quelli fortissimi di sempre come Nadal, sia i nuovi, Djokovic e Murray, e tutti gli altri talenti che si affacciano anno per anno nel torneo ATP.
Una cosa è certa, quando Federer deciderà di ritirarsi sarà già un Classico, un esempio di sportività e perché no, di umanità.
di Francesco Galati