“Sinfonia dialettale”, premiati a Roma i vincitori del concorso Letterario.
di Lucia Varasano
“Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà”
(Cit. Pier Paolo Pasolini in Dialetto e poesia popolare)
Dopo il successo della passata edizione torna quest’anno “Sinfonia dialettale”, il Concorso letterario indetto da “Il Faro”, l’Associazione culturale di Roma che s’inserisce nel panorama italiano come quel famoso tratto di luce che secondo Coleridge colpisce un paesaggio notturno, e che diventa metafora stessa della poesia dialettale. Sin dalla sua nascita infatti, il Presidente Daniela Moreschini e il vicepresidente Ranato Fedi, s’impegnano a valorizzare il vernacolo dando luce e indirizzo a chi naviga nell’incertezza del mare della lingua. Quella italiana, particolarmente ricca di varianti dialettali e lingue locali, spesso viste negativamente come appartenenti ad una cultura arcaica e inferiore, sono invece l’approdo sicuro alle proprie radici.
Per la “Sezione Poesia”, tanti i nuovi dialetti aggiunti quest’anno al corollario dell’associazione, da quello novarese di Angelo Ettore Colombo che si aggiudica la Menzione Speciale con la poesia “Tèra” a quello logudorese di Tissi (SS), e poi quello martinese di Martina Franca (TA), il barcellonese di Barcellona P.G. (ME), il sanpaolese di Puglia, ed ancora quello agrigentino, del romagnolo-ravennate e per finire quello novasirese (MT) con la poesia “U’ cèntr storeche” di Giulia Guida”.
Altra Menzione Speciale per Nuccia Foti con la poesia in dialetto reggino “Ddà sira…ddà stati” (“Quella sera…quell’estate”). Sul podio si classifica al terzo posto la poesia “Bela saieta rusa” (Bella saetta rossa) di Pietro Baccino, famoso per aver redatto anche il dizionario del dialetto di Giusvalla, comune dell’ entroterra ligure abitato da appena cinquecento persone. Passa invece il tempo che «si consuma con le stagioni innaffiando le sementi e ascoltando le campane» nella poesia in dialetto salentino di Adriano Rizzo che sia aggiudica il secondo posto.
Mentre con la poesia “Sociale”, in dialetto napoletano, Vittorio Fabbricatti è quest’anno il primo classificato del concorso. Un posto di tutto rispetto per una poesia civicamente impegnata che riflette i tempi bui del welfare e l’attenzione al sociale, che “è un miracolo da’ voce a chi non parla e forza a chi non ce l’ha”.
La sezione “Racconti” è piacevolmente monopolizzata dal dialetto siciliano, che s’impone con tutta la sua forza espressiva. Il matrimonio combinato tra Titina e Tutuzzu, dove tutti sono felici tranne la sposa, è al centro del racconto di Giuseppe Bellanca “Aspittannu”, terzo classificato.
Al secondo e al primo posto troviamo due donne, due sorelle sicule, rispettivamente Rosaria Tropea con l’avventura del piccolo “Celestino e il somaro Serafino” e Michela Tropea, che conquista la giuria con il tenero racconto “La cicogna disoccupata”, incentrata sul calo delle nascite in un paese abbandonato dai giovani.
Alla Cerimonia di Premiazione che si è tenuta il 21 Settembre 2013 presso il Centro Culturale Gabriella Ferri, erano presenti l’on. Massimo Caprari, Consigliere del Comune di Roma Capitale e il Consigliere del IV Municipio, Giovanni Ottaviano.