Ambiente: la nuova tassa sui rifiuti premia i più virtuosi?
di Tiziano Aceti
La raccolta differenziata ha cambiato in modo radicale le abitudini dei cittadini nonché il modo di elaborare il ciclo dei rifiuti. In origine si è dovuto far apprendere ai cittadini le motivazioni di questi cambiamenti per poi educare, sensibilizzare la coscienza civica. Le famiglie hanno così dovuto riorganizzare le proprie abitudini, capire i materiali, porsi delle domande prima di gettare un rifiuto. Tutti cambiamenti che hanno mutato i nostri comportamenti rispetto ai tempi in cui era presente il solo cassonetto dei rifiuti unico.
Ma a quale livello di raccolta differenziata e di riciclo si è giunti oggi in Italia? Per tentare di rispondere a questa domanda osserviamo i dati raccolti nel 3° Rapporto Raccolta Differenziata e Riciclo 2012. Realizzato partendo dalla Banca dati dei Comuni italiani (nata dall’accordo tra Anci, Conai e alcuni stakeholders del settore) e con il contributo dell’ Ancitel Energia e Ambiente. I dati mostrano come, a livello nazionale, le percentuali si attestano per quel che riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti al 39,9%, mentre in riferimento al riciclo la percentuale si ferma al 38,6%, numeri inferiori rispetto agli obblighi di legge. Percentuali che rispetto al 2011 sono in aumento, anche se in alcuni casi si tratta di una “raccolta differenziata infruttuosa” come sottolineato anche da Filippo Bernocchi, delegato Anci ai Rifiuti, e riportata sul sito della stessa Anci: “nel 2012 la percentuale di avvio a riciclo è cresciuta dell’1,3% rispetto al 2011, contro un incremento della differenziata del 4,4%. La differenza tra queste due percentuali dimostra che esiste anche una raccolta differenziata infruttuosa e solo nominale, senza effettivi ritorni positivi per l’ambiente”.
Una situazione quella attuale che in merito ai risultati ottenuti mostra ancora un ritardo nei confronti degli obiettivi da raggiungere, come evidenzia Bernocchi, “il governo ha il dovere di impegnarsi sia in termini di risorse che in termini di semplificazione normativa, a partire dalla definizione dei criteri di calcolo per il pagamento della tariffa sui rifiuti. Altrimenti nel 2020 andremo a finire in una procedura di infrazione europea per il mancato rispetto del vincolo del 50% di effettivo riciclo dei rifiuti”.
Tuttavia, tra le difficoltà si osservano anche alcune realtà territoriali che si possono definire virtuose, le quali hanno superato il 50% in tema di riciclo: il Piemonte, la Lombardia, la Valle d’Aosta, il Trentino, il Veneto, il Friuli e la Sardegna, unica tra le sette regioni ad essere del sud. A livello comunale solo 25 comuni con una popolazione superiore ai 50 mila abitanti hanno raggiunto la soglia del 50%.
Ma in che modo è possibile allontanare lo spettro della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia? Per Bernocchi, si legge, “serve subito una riforma dei servizi pubblici locali, dopo 20 anni di continui cambiamenti che, uniti alla poca chiarezza delle norme, disincentivano le aziende di raccolta rifiuti a fare investimenti, dato che l’orizzonte temporale molto breve rischia di non consentire loro un ammortamento dei costi” inoltre serve – continua Bernocchi – “rimettere mano al Codice dell’Ambiente, a partire da quello che non funziona e dai decreti attuativi mai emanati”. In particolar modo, osserva Bernocchi, “la nuova Tari non può essere basata sul calcolo dei metri quadrati, ma sul principio del “chi inquina paga”, in modo da premiare i comportamenti virtuosi”.
Ed è proprio sulla Tari (la nuova tassa sui rifiuti) che prosegue la raccolta firme di Legambiente, Italia rifiuti free, indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Andrea Orlando e al Ministro dell’economia e delle finanze Fabrizio Saccomanni.
Soltanto attraverso una tassazione equa e sulla base dell’effettiva produzione di rifiuti indifferenziati seguendo il principio “chi inquina paga” si potrà in concreto affrontare il problema dei rifiuti, premiando attraverso un esborso minore coloro che sono più virtuosi. In sostanza questo è quanto richiesto da alcune associazioni di categoria. Come non essere d’accordo?