The Canyons. Turbamenti e inquietudini del post-moderno
di Annalisa Gambino
Non ci sono mezze misure per definire The Canyons. O lo si ama o lo si odia. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film è stato accolto in maniera piuttosto contrastata tra aspre critiche e lodevoli consensi da parte di cinefili appassionati. Resta il fatto che la pellicola è il risultato di un binomio d’eccezione composto da Paul Schrader, autore cult degli anni settanta e sceneggiatore di Taxi Driver, in veste di regista e dall’irriverente scrittore Breast East Ellis, diventato famoso per il romanzo American Psycho dal quale è stato tratto nel 2000 l’agghiacciante film di Mary Harron con Christian Bale. Ad aumentare la curiosità per il film è stata inoltre la scelta dei protagonisti: Lindsay Lohan e il porno-attore James Deen.
La Lohan, per non smentire il ruolo di attrice capricciosa e irriverente, (come l’ha definita Schrader nella conferenza stampa) ha deciso all’ultimo momento e senza preavviso di non presentarsi al Lido. Il regista ha perciò preferito sorvolare sulla condotta indisciplinata dell’attrice rifiutandosi di rispondere a domande sulla turbolenta vita privata della Lohan. È stato invece detto molto sulla sfida che il cineasta ha intrapreso con Ellis nel realizzare The Canyons con un budget limitato di 150mila dollari. Come afferma il cineasta, il problema non stava tanto nel trovare i soldi – sebbene la casa di produzione fosse indipendente – ma i temi trattati e la loro commistione. Il film, infatti, esce nelle sale in copie ridotte e il principale canale distributivo è l’home-video attraverso il mercato on demand.
Il film, ambientato nella Los Angeles contemporanea, può essere definito un neo-noir. The Canyons riprende alcune tematiche e stereotipi tipici del film noir anni quaranta riadattandoli ai bisogni dei nostri giorni. Sullo sfondo di una Città degli Angeli malinconica e violenta si muovono personaggi in bilico tra il sesso, la vita e la morte. La vicenda tratta lo schema narrativo standard del triangolo amoroso: Tara, interpretata da Lindsay Lohan è un’attricetta senza talento che, per arrivare al successo, si lega a Christian, giovane rampollo della Hollywood ricca che, quasi per gioco, fa il produttore cinematografico. Grazie a lui, Tara riesce a far ottenere una parte da protagonista al suo ex ragazzo, Ryan. La trama si infittisce quando Christian scopre la tresca tra Tara e Ryan che dopo anni di distanza sono ridiventati amanti. La gelosia maniacale di Christian lo porta a pedinare Tara e a scoprire il misfatto. Da questo momento in poi prende vita un intreccio fatto di ricatti e ossessivi giochi di potere che culminano nell’uccisione per mano di Christian di una ragazza, nonché complice sessuale dell’uomo, Chyntia. L’omicidio della donna è solo un mero pretesto per scoraggiare i due amanti e per confermare a Christian il ruolo di invincibile manipolatore.
I personaggi, come ogni buon noir insegna, sono ambigui, irrequieti, distaccati e profondamente nichilisti. James Deen interpreta il protagonista perfetto di tutti i romanzi ellisiani: bello, spietato, immorale e pronto a tutto, mentre Lindsay Lohan è il suo opposto, stragiata, sofferente, fragile e succube nonostante la facciata da diva. Ciò che accomuna i personaggi è che sono tutt’uno con la città. Cupi, freddi e senza emozioni come i ricorrenti scenari algidi e asettici nei quali si svolgono le loro storie.
Esteticamente, The Canyons sembra un tentativo di riaffermare un tipo di cinema minimale, erede di Gus Van Sant (al quale è stato riservato un cammeo nel ruolo dello psicologo di Christian) e di Lynch. Paul Schrader, attraverso uno stile visivo spoglio accentuato dal digitale, ha fatto emergere ancor più la desolazione di certi non-luoghi della Los Angeles postmoderna dove ogni comportamento è lecito e nessun sentimento sembra contare davvero. Anche il titolo del film assume una doppia valenza come confermano Schrader ed Ellis: lega il concetto dei canyons immersi nella natura e dei tornanti di cemento delle autostrade di Los Angeles ai canyons interiori delle anime, degli sbandamenti, delle contorte sensibilità dei protagonisti.